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IL NORD


  • Araldica:
  • Popolazione: 30.000 anime
  • Razze predominanti: Giganti del gelo, Torder, umani del gelo
  • Governo: Dittatura dragonesca.
  • Edifici di culto:\


Storia[]

Molto tempo è passato da quando la terra nordica era dominata dalla progenie di Aron, il patriarca della dinastia Vask, che a soli venti anni unì i clan sotto un unico vessillo, creando il Regno del Nord.

Da allora il suo popolo ha subito tante prove, a partire dalla guerra del tradimento fino all’invasione degli aduniani, avvenuta negli ultimi anni della sesta era, dopo la morte di Aghot erede di Aron, ultimo re del nord.

Nemmeno la guerra con gli umani del sud poteva prepararli a quello che sarebbe successo in seguito.

Nell’anno 3358 una notizia angosciante invase il continente di Ero. In quell’anno infatti un gruppo di astrologi avvistò in cielo la meteora, gettando nel panico i regni.

Nel regno innevato la notizia si diffuse in fretta, facendo terminare ogni ostilità fra le fazioni in lotta. Una parte della popolazione, quella composta dai clan ribelli, migrò ad Eldarin dicendo addio la propria terra, mentre la maggioranza delle persone rimase nelle proprie case ad aspettare la fine.

Ma qualcosa di ancor peggiore accadde: nella vigilia della catastrofe Grande Inverno, la gloriosa capitale nordica, venne attaccata e distrutta da un possente esercito di giganti del gelo.

Fra i sopravvissuti fatti prigionieri si diffuse un terrore senza fine, quando fece la sua comparsa la grande dragonessa “Morte bianca”. Il grande rettile era dietro all’attacco di quel giorno, ma le sue attenzioni erano ben lontane dalla mera carneficina. Infatti, operando insieme ad immense forze, la dragonessa eresse la cupola di ghiaccio che protesse e salvò il nord dalla distruzione.

La grande costruzione oscurò il cielo gettando le terre nordiche in un profondo buio.

Dopo pochi istanti ci fu un grande terremoto, causato dall’impatto della meteora. I nordici lo subirono nel buio e nel silenzio incapaci di difendersi. Quando tutto si placò, una luce azzurra si accese nell’orizzonte illuminando in modo spettrale le pianure.

I sopravvissuti si incamminarono verso la fonte dell’illuminazione, e arrivati nel posto trovarono uno spettacolo sconvolgente. Nel luogo dove appena un giorno prima vi era Grande Inverno, ora si innalzava un enorme pilastro, che fungeva da sostegno per la cupola. Il ghiaccio che lo formava irradiava una luce azzurra pulsante nella zona circostante.

Davanti ad esso li aspettava la dragonessa, con tutto il suo esercito di giganti e torder. Il grande essere aspettò che tutti fossero arrivati e infine si proclamò suprema sovrana nel Nord.

Nessuno osò opporsi; gli umani di ghiaccio erano stanchi, feriti e senza un esercito a proteggerli, e non poterono far altri che piegarsi davanti alla conquistatrice. I primi anni di questo regno furono devastanti per il Nord, che subì un pesante cambiamento, divenendo un luogo desolato e deserto. Nelle terre, non più illuminate dal sole, la natura moriva. In pochi anni infatti quasi tutte le foreste nordiche seccarono e la maggior parte degli animali morì di inedia.

Intanto, nella nuova città, costruita intorno al grande pilastro, gli umani si abituavano alla loro nuova vita da schiavi, manipolati e bistrattati dalle altre razze. Le loro mansioni erano sempre le più degradanti e pericolose, come l’estrazione degli zaffiri e l’ampliamento delle miniere al di sotto della grande torre. Nonostante la maggior parte della popolazione si fosse rassegnata a quel destino, alcuni clan non smisero di meditare la fuga per sfuggire alla morsa di ferro della grande signora.

Questo piccolo gruppo di famiglie continuò a bramare la libertà generazione dopo generazione, aspettando solo l’occasione giusta per poter scappare. Questa arrivò nell’anno 104, quando la cima della cupola si incrinò e cedette facendo precipitare immensi blocchi di ghiaccio che uccisero e distrussero un terzo della città. Durante la confusione che seguì quell’evento, il piccolo gruppo di nordici si allontanò alla svelta dalle rovine senza farsi notare, e si rifugiò nelle grotte vicino alla montagne della barriera.

Quell’occasione non fu l’unico caso di abbandono. Nell’anno 142 (anno di ghiaccio), infatti, il popolo dei giganti delle nebbie fuggì dalla dominazione dell' Oscura Signora, dopo che il loro capo era stato ucciso per essersi rifiutato di inginocchiarsi. I fuggiaschi si rifugiarono nella zona nebbiosa della Grande barriera occidentale, e ben presto presero contatto con gli umani delle montagne.

Ben presto le due razze si unirono, per potersi difendere meglio dalle forze che la grande dragonessa inviava contro di loro. Da questa fragile alleanza nacque il primo gruppo dei ribelli.

Sepsecolskegyth considerò questo fatto come un affronto al suo dominio e quindi spese molto del suo tempo e delle sue forze alla loro ricerca e al loro annientamento. Il neogruppo però, ben sapendo di non avere la forza necessaria per affrontare le forze avversarie, si rifugiò nei più remoti anfratti della grande Barriera e lì rimase per quasi un secolo, nascosto dagli occhi della dragonessa. Dopo quasi un secolo i ribelli erano ormai organizzati come una vera e propria società, con un esercito forte e ben addestrato.

Nell'anno 244 ci fu la loro prima incursione, in cui venne massacrata una pattuglia di giganti del gelo. Quell'episodio diede via a un lungo periodo di tensione, che scaturì pochi anni dopo in agguati, schermaglie e vere e proprie battaglie in campo aperto, come quella del fiumelatte nel 402 e l’assedio delle nebbie nel 562. Per secoli questa guerra non vide nè vinti nè vincitori, finchè la dragonessa nell’anno 607 scoprì il nascondiglio segreto dei suoi nemici e mandò nelle montagne un enorme esercito capitanato da suo figlio Artarix, che era stato messo a capo delle forze armate.

La maggior parte dei ribelli riuscì ad evitare l’assedio, sebbene per un soffio, ma la perdita del loro quartier generale li aveva indeboliti, rendendoli una facile preda. Per questo motivo per la seconda volta sparirono, cercando di riorganizzarsi in luoghi ancor più segreti.

Intanto nella città del drago la vita dei nordici non era molto diversa dai primi anni; a cambiare erano stati gli uomini stessi, divenendo nei secoli sempre più impauriti e asserviti alla loro signora.

Il processo era stato anche aiutato dalla creazione di un culto che rendeva Sepsecolskegyth simile ad una divinità. Questa nuova religione prese il posto di quelle precedenti, distruggendo l’identità stessa dei nordici, che divennero un popolo completamente diverso da prima.

Senza più i ribelli a fermarla e con intero regno ai suoi piedi, Morte bianca poté finalmente dedicarsi a una cosa che le premeva da tempo: rendere più sicuri i suoi confini.

L’intera barriera di ghiaccio venne rinforzata con dei potenti incantesimi, e dall’801 una grossa parte del suo esercito Torder venne utilizzato per il suo pattugliamento.

La barriera divenne una specie di fissazione per la sovrana e nemmeno le numerose domande dei figli sciolsero questo mistero. La grande Dragonessa non amava parlare della sua ossessione.

Negli ultimi anni, inoltre, non fu raro vederla volare verso sud e osservare l’orizzonte dall’alto del suo picco con gli occhi fissi in un punto.



Geografia del nord[]

Pianure centrali[]

Le pianure centrali si estendono dalla grossa catena montuosa della Barriera, fino alla costa ovest della terra nordica.

Queste estese piane sono per la maggior parte dell’anno coperte da uno spesso strato di neve e vengono spazzate dal gelido vento del nord. In quel periodo, pochi esseri le attraversano, come i grossi branchi di lupi o i possenti orsi bianchi. La temperatura infatti si abbassa di molto,e non sono rare delle vere e proprie tempeste di grandine e neve.

Nel breve periodo estivo invece, la neve viene sciolta dal calore del sole e le pianure rinverdiscono. Un numero incredibile di fiori germoglia colorando la terra di mille colori. Questo attira i grandi branchi di renne e alci che escono dalle foreste per rifocillarsi dopo il lungo inverno. In questo periodo vengono anche coltivati i campi. Nelle zone vicine alla città del drago buona parte della terra viene sfruttata dagli schiavi umani per la semina di un particolare tipo di grano. Una grossa porzione di territorio è coperta dalle grandi foreste di abeti, che fungono da riparo per i branchi di erbivori durante il periodo invernale. A causa della caduta del regno nordico e dalla diminuzione degli umani, negli ultimi secoli il numero di alberi è aumentato e le foreste sono diventate sempre più estese, specialmente nelle zone vicine al grande fiume Nevelatte.

Le pianure sono state per secoli teatro di numerose battaglie che i ribelli e le forze del drago hanno ingaggiato per la supremazia. In alcune zone particolari sono ancora visibili scheletri di soldati caduti, che con il loro sangue hanno soprannominato quei luoghi “bloody fields”.

Il Nevelatte[]

Il Nevelatte prende il nome dalle pietre bianche che formano il suo fondale e che, specialmente d’inverno, lo fanno assomigliare ad una lunga striscia d'avorio, quasi mimetizzata nella neve.

Questo fiume è molto importante sia per gli spostamenti, di solito fatti con zattere, che per la pesca del salmone, che risale il fiume fino al lago ghiacciato, e la preziosa trota martello dalla cui testa si ricava l'avorio.

Lungo le sue sponde inoltre sono nate numerose foreste, in cui è possibile cacciare e tagliare dell’ottimo legname.

Il Nevelatte ha quindi uno spiccato rilievo ai fini pratici, ma ha anche un'importanza simbolica.

Il fiume infatti nasce dall'unione di due grossi torrenti, Vask e Ilira, i quali secondo una leggenda furono i primi due abitanti del nord. Come l’unione dei due torrenti ha dato vita al fiume, così l’unione di Vask e Ilira diede vita al popolo nordico.

La grande muraglia[]

Nel bel mezzo della zona ovest delle Piane si erge una possente muraglia di ghiaccio che blocca improvvisamente la via verso il mare. Il colossale muro, alto più di 30 metri, è tutto ciò che rimane della cupola di ghiaccio, la protezione che la dragonessa bianca aveva eretto per proteggere il nord dalla catastrofe.

L'intera struttura si estende per un centinaio di km e divide in due parti la zona occidentale delle pianure.

In questo modo il muro impedisce che qualcuno possa entrare o uscire dal regno della Morte bianca.

Dopo che i ribelli cercarono di perforarlo nell'anno 345 (Anni dei ghiacci) Valarish, una delle figlie della dragonessa, gettò su di esso una potente protezione. L'incantesimo ha agito sul ghiaccio di cui è formato, rendendolo resistente come l'acciaio. Inoltre, in caso di attacco o di pericolo, la muraglia può evocare un stuolo di fastidiosi Memphit.

Lungo il muro a circa 50 km uno dall'altro si trovano due accampamenti Torder che sorvegliano dall'alto le terre a ovest, così da poter avvertire tempestivamente in caso di pericolo la loro signora.

La foresta delle statue di ghiaccio[]

In una zona remota a sud-ovest delle pianure, si trova un'antica foresta di abeti e pini, che ha dato vita a molti racconti.

Durante il giorno il bosco è uguale a tanti altri ed è spesso meta dei ribelli per la raccolta della legna e per la caccia. Quando però il sole comincia a calare, fra gli imponenti alberi secolari comincia ad aleggiare una strana atmosfera. I rumori improvvisamente cessano e gettano il bosco in un silenzio innaturale. Man mano che la notte si fa più vicina, uno strano chiarore azzurro e un freddo intenso avvolgono l'aria circostante, rendendo ancora più spettarli i grandi abeti.

Quando infine scende la notte, quasi nessuno si avventura nella foresta. I pochi che l'hanno fatto sono tornati con storie terrificanti di spettrali figure ghiacciate, di un freddo al di là di ogni immaginazione e di una voce che sussurra strane parole incomprensibili.




La citta' del Drago[]

Il giorno della grande catastrofe, Grande Inverno fu svegliata da squillanti suoni di corno.

Le sentinelle arrivarono agitate spargendo una tremenda notizia: centinaia di giganti si stavano avvicinando alla città. I nordici prepararono le difese e, nonostante fossero coscienti di avere ben poche speranze, si prepararono a combattere. I giganti furono avvistati alla decima ora. I cuori di molti cedettero nel vedere quell’enorme esercito avanzare. L'orda faceva tremare il terreno con un sordo boato e ammorbava l’aria con il suo odore. Quando i giganti arrivarono alle porte della capitale nordica si fermarono. Il loro capo Ifur Fredass parlò agli umani con voce autoritaria, ordinando la resa. Ma il generale di ghiaccio Hedric Feragord diede il suo secco rifiuto e, con un gesto della mano, centinaia di frecce vennero scoccate sulle grosse creature scatenando il finimondo.

Nella lunga e sanguinosa battaglia che seguì, il popolo nordico combattè con forza e onore, ma gli avversari erano semplicemente troppo forti. Quando le enormi pietre scagliate dai giganti crearono una breccia fra le mura fu la fine. Grande inverno fu completamente devastata, i soldati sterminati e il resto della popolazione fu presa prigioniera, ma il peggio doveva ancora arrivare.

Un enorme drago Bianco scese dal cielo e si posò sul palazzo di ghiaccio osservando con occhi fieri la città nordica. I giganti lo salutarono urlando il suo nome con fervore - Sepsecolskegyth “La Morte Bianca”. La Dragonessa, fiera di questa devozione, inarcò il collo e lanciò al cielo un urlo così potente che tutto incominciò a tremare. I palazzi crollarono e nel terreno si aprirono grosse voragini, dalle quali uscirono enormi lastre di ghiaccio che si fusero una con l’altra, innalzandosi fino al cielo. Quando il terremoto finì, della grande capitale non rimasero che poche silenziose rovine sovrastate da un'altissima e gigantesca torre bianca. Nel corso dei secoli la crudele signora del nord ha radunato attorno al pilastro le razze da lei soggiogate per averle sempre sotto il suo sguardo vigile. La città che conseguentemente è stata fondata è divenuto il centro del suo regno e la capitale del suo potere.




Luoghi importanti[]

Il picco del drago[]

Nel centro della città, attorniato dalle piccole casupole dei nordici, si innalza il grande pilastro “picco del drago”, plasmato più di mille anni fa dal ghiaccio del nord durante la salita al potere di Sepsecolskegyth.

La torre è il simbolo del suo orgoglio e del suo potere, e funge come sua suprema roccaforte.

Il suo interno è suddiviso in più livelli. Nei piani più bassi si trovano le prigioni, le camere di tortura e gli alloggi delle guardie personali del drago; in quelli intermedi le stanze dei quattro figli e i luoghi per i rituali, mentre nelle enormi camere in cima al picco il grande drago protegge il suo immenso tesoro, e osserva con occhio vigile le terre circostanti.

In una di queste camere trova luogo anche il portale per il piano dell’aria.



Sotterranei[]

Al di sotto della torre, all’interno del colle su cui essa si erige, vi è un sistema di grotte molto esteso.

Questa città sotterranea comprende grandi grotte sbarrate da pesanti cancelli di adamantio, in cui vengono rinchiusi i troll delle nevi. Vicino ad esse, nelle immense camere azzurre, trova la sua dimora il popolo dei giganti dei ghiacci. Inoltre, ancor più in profondità, schiavi umani vengono utilizzati per estrarre le preziose gemme nelle gelide miniere di zaffiri.


Il quartiere Grigio[]

Il quartiere degli umani è un enorme anello di casupole che circonda il colle del drago. Il tempo ha ingrigito il legno delle case trasmettendo un senso di apatia ancora più forte ai suoi abitanti.

Il villaggio, non avendo nè una locanda nè un ritrovo, non offre ai suoi abitanti alcun tipo di svago. Inoltre agli umani è anche vietato formare assemblee o associazioni.

I nordici passano in questa zona della città il loro pochissimo tempo libero in cui, non potendo fare altro, dormono sfiniti o cercano di portare avanti la loro vita nell’anonimato più assoluto.


Yat-nan[]

Di poco al di fuori della città vi è il l’accampamento dei Torder (o yeti). Questo villaggio è formato da abitazioni provvisorie, solitamente grosse tende di pelle o piccole casupole di legno.

Le abitazioni si sviluppano in modo circolare, formando un anello intorno alla grande statua della dragonessa che i Torder servono e venerano come loro signora. La zona sotto la statua è sempre impregnata di sangue e viene soprannominata “pozza rossa”, dato che in quel punto i grossi umanoidi svolgono i loro combattimenti rituali o giustiziano le vittime.



Abitanti[]

Nella città vige una forte gerarchia sociale, basata in buona parte sulla legge del più forte.

In questo modo le razze che da subito si sono sottomesse alla dragonessa hanno goduto di privilegi negati al resto della popolazione.

Tutto questo rende la vita ancora più difficile agli umani, che possono in ogni momento perdere la vita o comunque essere maltrattati per il divertimento di qualcun altro e senza potersi appellare a nessuno visto che le guardie, quasi tutte giganti dei ghiacci e Torder, sono fra le prime a tormentarli.


I Giganti del Gelo[]

Sono un popolo fiero e orgoglioso, che passa la maggior parte del proprio tempo in battaglia o in combattimento. Hanno una grande considerazione di loro stessi, considerano inferiore ogni altro individuo che non appartenga alla loro razza o che non abbia dato prova di forza e abilità in battaglia.

La loro società è strutturata in un unico grande clan, l’importanza di ogni gigante al suo interno dipende dal valore e dalla forza dimostrata in battaglia. Il titolo di re viene assegnato al vincitore delle sanguinarie lotte rituali che seguono la morte del precedente sovrano, in cui i più valorosi e forti combattono fra di loro.

Durante l’ascesa al potere di Sepsecolskegyth furono i primi ad inginocchiarsi ai suoi piedi ed aiutarla nella sua guerra. La dragonessa li ripagò con immense ricchezze,dando loro un posto privilegiato nella città, usando guerrieri più forti come sua guardia personale.


I torder[]

Sono una strana sottorazza di orchi, che per molto tempo si è nascosta nei luoghi più remoti del nord. Il loro aspetto ricorda quello di grossi gorilla, con il loro lungo pelo bianco, adatto a mimetizzarsi nella neve, e che copre quasi tutto il corpo ad eccezione della testa completamente glabra.

Nonostante il loro aspetto selvaggio sono molto astuti, anche la loro società è basata sull’onore e la forza in battaglia. I torder infatti crescono avendo come punti di riferimento il combattimento e la sete di sangue.

Come i giganti del ghiaccio hanno rispetto solo di chi ha dato prova di abilità in battaglia, mentre chi è debole e oggetto delle loro bramosie di sangue e viene considerato alla stregua di una preda. Odiano gli umani, causa del loro esilio, e specialmente nelle notti di luna attaccano il “quartiere grigio”depredano e uccidono tutto quello che incontrano.

Nell’esercito del drago formano i soldati in prima linea, capaci di gettare il terrore fra gli avversari.


I Nordici[]

Sono gli schiavi del regno. Il drago li usa per i lavori più degradanti, li sfrutta per estrarre dalle miniere i suoi preziosi zaffiri, per i suoi giochi perversi nelle arene e anche per i suoi esperimenti magici.

Gli uomini del nord hanno imparato a subire tutto questo senza fiatare, il loro antico vigore non esiste più, il coraggio è ormai qualcosa di alieno a questo popolo, perso in secoli di sottomissione.

La loro società una volta suddivisa in clan ora è spezzata in quattro grossi gruppi, che vengono utilizzati a turno per le miniere o per gli altri lavori.Non hanno nemmeno il permesso di sposarsi con chi vogliono, le unioni vengono decise dal caso o possono essere sciolte in qualunque momento, secondo il capriccio di chi comanda.

Pure il loro aspetto rispecchia il vuoto che hanno dentro, per la mancanza di sole la loro pelle è molto pallida e i capelli e sopracciglia sono bianchi come se fossero albini, inoltre strane macchie azzurre coprono il loro corpo dovute all’avvelenamento da polvere di zaffiro.




Personalità[]

Sepsecolskegyth impone ai suoi sudditi le sue regole, la sua “giustizia” e il suo volere con la forza e la crudeltà. Grazie anche al grande esercito che il rettile controlla, si è assicurata la fedeltà dei clan nordici che, lasciato da parte l’antico orgoglio, si sono piegati sotto il tirannico pugno di ferro, e per sopravvivere hanno imparato a soddisfare ogni, anche piccolo, desiderio.

Per molto tempo gestì la città e il regno da sola, ma dopo alcuni secoli si rese conto di non riuscire a portare avanti il regno.

Per meglio gestire la città, quindi, la dragonessa nell’anno 437 (anni del gelo) creò il consiglio dei draghi, una consulta che si riunisce una volta alla settimana nella torre di ghiaccio. Solo quattro persone fanno parte di questo organo di comando, i figli di Morte bianca.

Questi ultimi sono mezzidraghi nati dall’unione di Sepsecolskegyth con ciascun capo di ogni razza a lei soggiogata. Sono esseri nati e vissuti in un mondo in cui sono gli incontrastati sovrani, arroganti e sicuri di sé, hanno imparato ben presto a usare la forza contro i cosidetti esseri inferiori. Non è raro vederli girovagare per la città in attesa di un pretesto per sfogare i loro impulsi omicidi e, specialmente fra gli umani, sono quasi più temuti del drago stesso.

Ad ognuno di essi è stato affidato un compito, assegnato dalla loro madre:


  • Artarix il possente: figlio della dragonessa e dell’antico re dei giganti Ifur Fredass.

Il suo aspetto è quello di un enorme gigante dei ghiacci, dalla pelle coperta da grosse scaglie bianche, gli occhi senza pupilla e due enormi ali che escono dalla schiena.

Questo mezzodrago è un combattente feroce e intelligente, che non lascia mai trasparire alcuna emozione dal suo viso marmoreo. In battaglia è rispettato e temuto sia dagli alleati che dai nemici e, con la sua arma, l’enorme ascia “Gladarut”, è considerato il più grande combattente del regno. Per il suo ruolo di generale dell’esercito e della lotta ai ribelli, è stato anche proclamato re del popolo dei Giganti del gelo.


  • Valarish la bella: primogenita della dragonessa nata dall’unione con il generale dei ghiacci Hedric Feragord.

Il suo aspetto è quello di una bellissima donna nordica, dai capelli bianchi, la carnagione chiara e gli occhi senza pupilla. A volte però il suo aspetto è diverso: la sua pelle è coperta da fini scaglie bianche, grandi ali escono fuori dalla sua schiena e i suoi lineamenti sono molto più serpenteschi. Valarish è fredda e calcolatrice, ogni sua azione è ponderata con attenzione e anche nella rabbia non smette di esserlo.

Sin dai suoi primi anni si è interessata alla magia. Nei secoli ha affinato il suo immenso potere innato con lo studio. In alcune camere della torre porta avanti i suoi macabri esperimenti, in cui vengono spesso utilizzate cavie umane.

Il suo ruolo è quello di amministrare il quartiere degli umani e di addestrare gli stregoni bianchi, ovvero gli umani che mostrano potere magico innato.


  • Snugharuk il selvaggio: Nato dall’unione della dragonessa con il grande capo clan dei Torder Nugh, vissuto circa 700 anni fa.

Il suo aspetto non varia molto da quello di un qualsiasi Torder: il folto pelo nasconde la pelle scagliosa, e fra i figli di “morte bianca” è l’unico a cui non sono spuntate le ali.

Il mezzodrago inoltre non è brillante come gli altri, spesso viene deriso durante le sedute del consiglio, dove per la maggior parte del tempo tace osservando in adorazione la madre.

Snugharuk si sente molto più a suo agio nelle terre selvagge o fra le montagne, in cui è insuperabile come cacciatore e cercatore di tracce. Il suo ruolo, in qualità di signore delle terre selvagge, è quello di guida dei clan Torder.


  • Ilsirariss la capricciosa:La quarta figlia di Sepsecolskegyth e di gran lunga la più particolare. Nessuno sa chi sia il padre, e anche il suo concepimento è un segreto gelosamente protetto dalla madre.

Ilsirariss muta aspetto in continuazione: a volte è una bambina, a volte un donna matura, altre ancora un grosso drago. In tutte le sue forme, però, mantiene una sorta di luminescenza e il suo corpo muove in modo strano l’aria circostante.

Il suo atteggiamento muta con la stessa facilità del corpo; non è raro che nel bel mezzo di una conversazione si allontani senza dire nulla, o che girando per i quartieri uccida i malcapitati che prima di allora aveva ignorato.

Alla sua figlia prediletta Morte bianca ha affidato il compito di controllare i confini del regno, ben sapendo quanto la figlia adori volare per luoghi selvaggi e inesplorati.

Il consiglio ha reso il dominio del drago molto più stabile ed è riuscito ad appianare quasi tutti i problemi con decisioni rapide e occulate, ma “Morte bianca” ha agito in altro modo, sostituendo previdentemente le vecchie leggende e divinità con un nuovo culto che mitizza la sua figura.

E' stato un processo lungo e complicato che iniziò dopo un secolo del suo regno, quando un gruppo di giovani nordici fu istruito e corrotto, venendo poi presentato come i “supplicanti del drago”. Questi uomini predicarono il verbo della loro signora, modificando la storia passata e sopprimendo lo spirito della gente che, oltre alla loro libertà, si vide portare via anche la propria identità.

Questa situazione, inizialmente, creò parecchi problemi nel quartiere grigio, dove i nordici si ribellarono a questo affronto. Ogni sommossa venne però placata dal numero schiacciante delle guardie. Con il passare delle generazioni e con l’insistenza dei supplicanti, l’antica cultura nordica fu piano piano dimenticata, e prese piede il culto di “Morte bianca”, che ora è molto diffuso e rende ancora più temuta la dragonessa.

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