Neverwinter Nights Wiki
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Epilogo - Parte I[]

Onore ai Nani[]

Tutti i nani e gli gnomi erano radunati nella centro di Nair mentre il re gridava euforico, col suo boccale di birra in mano, esaltando tutta la popolazione. Il pericolo che minacciava di distruggere Nair era stato sconfitto, in parte per la determinazione dei nani e l’astuzia degli gnomi, ma soprattutto per l’aiuto inaspettato da parte dei Drow.

“Onore ai Nani!” gridò Re Fabbro Dantilius “Le nostre mura non verranno mai abbattute!” “MAAIIIII !!” ripeté in coro la folla.

“E’ vero siamo stati aiutati dagli elfi scuri… ma QUESTO NON SIGNIFICA CHE NOI DOBBIAMO A LORO QUALCOSA!” la gente annuì.

“Nessuno ha chiesto il loro aiuto! Ce l’avremmo fatta comunque anche senza di loro, GIUSTO?”.

“SII!” gridarono all’unisono i nani.

“Quindi che nessuno mi venga a dire che i drow sono nostri amici… ne ora ne MAI!” un altro gridò echeggiò per tutto il regno.

“Anzi…” continuò il re “…dobbiamo tenere gli occhi aperti, perché potrebbe essere un diversivo per una futura guerra progettata dagli elfi scuri fin dal principio! Quindi che vengano chiusi tutti gli accessi al Regno!”.

Tutti concordarono con il re.

“Per i caduti!” disse ad un tratto una voce dal popolo e tutti rimasero in silenzio per un istante.

“PER I CADUTI!” ripeté Re Fabbro Dantilius alzando il boccale sopra la testa.


Il Nuovo Re[]

Kalae fissavano la città di Caladan che si diramava ai piedi del castello. I suoi occhi erano rivolti fuori dalla finestra ma i suoi pensieri erano altrove.

Erano passati due giorni da quando aveva fatto ritorno a casa scortato da quegli uomini che un tempo erano stati i servitori e protettori di suo padre…uomini dei quali, per un motivo o per l’altro, lui era costretto a fidarsi. Sospirò sperando di poter cancellare quanto era successo. La sua prima guerra gli aveva donato solo una profonda ferita nell’orgoglio. Suo padre era stato ucciso...tradito…tradito da colui che gli aveva giurato fedeltà e lui, Kalae IV figlio Ukae II non era riuscito a vincere la guerra.

Antar era stata spazzata via, non rimaneva che cenere, sangue e morti.

Un forte vento soffiò e parve quasi cercare di aprire una breccia in quelle imponenti mura del castello per entrare e cancellare il presente ed il passato. Kalae strinse i pugni. La morte di suo padre non aveva mutato le sue sensazioni in tristezza, ma solo in preoccupazione… perché da quel giorno lui era diventato una persona nuova. Una persona che avrebbe dovuto guidare un regno ferito dalla sconfitta.

L’indomani avrebbe fatto seppellire il corpo del padre nella tomba reale accanto a suo nonno e agli avi dei suoi avi. Poi avrebbe fatto ritorno al castello e lì sarebbe stato incoronato davanti a tutto il suo popolo.

“Lunga vita al re…” sussurrò quasi immaginandosi la scena.


Sangue sulle neve[]

“E così finalmente è finita” disse Agoth passandosi una mano sulla faccia.

Agoth socchiuse gli occhi e in tutta la sala del trono regnò il silenzio. In una fossa comune sul terreno dove un tempo si ergeva la città di Rakin erano stati messi tutti i morti, la neve scendeva fitta e bianca ma al contatto con la terra smossa parve cambiar colore in un denso rosso sangue. I chierici pregarono un giorno intero per i caduti, alcuni versarono lacrime, altri chiesero agli Dei di portare la pace ma in quel momento solo il tempo avrebbe potuto dare risposte.


Il riposo dei barbari[]

Klang alzò la sua ascia al cielo e gridò:

“Abbiamo lottato come il Puma ci ha ordinato! Abbiamo ucciso con il massimo delle nostre forze! Abbiamo distrutto e siamo stati distrutti!”.

Tutte le Tribù Barbare del Sud circondavano il capo dei Clan e un urlo feroce uscì dalle loro bocche.

“Ora è giunto finalmente il momento del riposo sperando di poter un giorno tornare sul campo e mostrare a tutti la nostra forza!” con un colpo deciso impiantò l’ascia al terreno. “Oggi danzeremo in onore del nostro dio e di coloro che sono morti con l’arma in pugno!”

Un boato si levò dalle tribù e dall’orlo di un dirupo un puma rispose.


Il canto elfico[]

Lemuria era in ginocchio dinnanzi alla statua di Kira nel tempio di Eldarin.

“Mia Dea…” disse con voce soave colma di profonda tristezza “…in questa guerra abbiamo perso molti fratelli, Jill’Rai ed Anfar sono state distrutte dalla crudeltà degli uomini e da creature guidate dal Male. Il mio cuore è pervaso da amara tristezza ma i miei pensieri sono rivolti ad un futuro di pace per le creature della Foresta. Per tre lune canteremo in memoria dei fratelli caduti, degli alberi abbattuti e degli esseri viventi spazzati via dalla perfidia e dall’odio. In te cerco risposte e in te cerco conforto per tutto il popolo elfico, che vi ama e che a voi deve la vita”. Per tre giorni consecutivi dalla Foresta d’Avorio si levò un canto triste e soave, un lamento aggraziato che penetrava nell’animo e raccontava di un dolore immenso.


Fedeltà[]

Nella Camera del Senato Marcus sedeva nella sua sedia d’onore, a capo del tavolo. La sua mano era fasciata per coprire una profonda ferita procuratasi in guerra. I legionari avevano fatto ritorno da ormai due settimane e le ultime notizie parlavano solo di ritirate nemiche.

“Onore per coloro che hanno dato la propria vita seguendo la via del Giustizia e della Lealtà” disse il Senatore guardando un membro del senato. “Questa guerra scaturita dagli ideali e principi del Male ci ha costretti a lottare e a morire”. Lungo la tavola del senato alcune sedie erano vuote.

“Incroceremo le nostre spade in memoria di coloro che hanno dato la vita nella lotta contro il Male. Ma non piangeremo per i caduti, li ringrazieremo e prometteremo loro di continuare a seguire la via della Giustizia…perché so che è questo ciò che ognuno di loro avrebbe voluto dirci. Che la loro morte non venga dimenticata e che la lotta per il Bene continui ora e per sempre!” Ci fu un breve momento di silenzio poi Marcus riprese a parlare indicando verso ovest.

“In quella terra dove i nostri uomini sono caduti, faremo costruire tre maestosi e imponenti templi della Triade…per non dimenticare!”

Così dicendo abbandonò la sala immerso nei suoi pensieri.


Epilogo Parte II[]

Il cambiamento[]

Dhall era da poco tornato a Darok nella sua dimora oscura. Il suo popolo aveva lottato con onore e determinazione uscendone vincitore. Aveva fatto quanto gli era stato ordinato da Hiamar e ora per i drow era iniziata una nuova era: i popoli di Ero adesso conoscevano la loro potenza…adesso gli inferiori avevano un capito a chi doveva spettare il dominio sul mondo. Loro erano i più forti, la razza dominatrice…la razza superiore. Avrebbe atteso nuovamente un altro messaggio della sua dea, con il tempo sarebbe arrivato e lui lo avrebbe aspettato.


Il ritorno[]

A Oldstone, Argail aveva da poco finito di parlare con Sloth Occhiodivetro, uno dei pirati più famosi e temuti di tutti i tre mari.

Lui e Jill erano scappati da Prima Città appena in tempo e ora erano in quel villaggio di pirati da ormai più di un mese. Molte notizie erano giunte alle sue orecchie durante tutto quel tempo.. notizie che lo tenevano sveglio tutta la notte. Seconda e Terza Città erano state spazzate via da un inaspettato maremoto che aveva colpito le due città nel pronfondo della notte.

Su Ero erano scoppiate diverse guerre, molte città erano state rase al suolo e a Prima Città le tensioni non erano ancora del tutto cessate, anche se giungevano voci che gli halfling avevano da poco fatto ritorno sul continente. Fissò il Mare del Fuoco lievemente mosso e oscuro come fin sempre è stato, estrasse dalla fodera il suo pugnale lo fissò avvolgendosi nei ricordi.

“Verrà il momento del ritorno” disse e per la prima volta dopo mesi gli tornò il ghigno sul volto.


La nuova generazione[]

Si era sempre allenato con costanza e dovizia, dando tutto il suo impegno. Aveva imparato a parlare da cavaliere, a vivere da cavaliere, a credere da cavaliere.

Ogni momento della sua giornata era stato dedicato all'allenamento fisico e spirituale, senza mai cadere in distrazione o perdere di vista l'obiettivo finale.

Tutto questo da quando Denry, avendolo notato e gli aveva concesso l'onore di entrare a far parte dell'elite di uomini da lui addestrati personalmente.

Non si considerava il migliore tra loro, anzi il contrario; era tra i più giovani e inesperti. Si sentiva immaturo e spesso commetteva errori nei duelli e nelle sfida di allenamento. Tra quell'elite si sentiva fuori luogo, sopravvalutato. Quando Denry lo mandò a chiamare, lui aveva già pronto il bagaglio per tornare alla sua vecchia vita da soldato semplice, credendo che il suo maestro avesse deciso di escluderlo dagli allenamenti.

Denry invece lo stupì, dicendogli che presto sarebbe partito in guerra, per difendere tutto ciò in cui credeva e le persone che amava; per questo c'era rischio che non sarebbe tornato.

Gli consegnò il suo amuleto raffigurante il simbolo dei templari di Eos avvolto in una pergamena e gli annunciò che il suo apprendistato era finito.

"Questo è il tuo ultimo e unico esame. Nessuno lo valuterà se non te stesso e gli Dei. Prendi questa mappa e il sacro sigillo di Eos; usali per riportare indietro l'antico codice e far risorgere l'antico ordine. Il futuro dei Templari ora dipende da te".

Nils Leoncoeur chiese al suo maestro "Ma perchè io? Non sono degno, ne abile"; Denry gli rispose: "E' un errore credere che la Via di Eos consista solo nell'uso e sfoggio della forza. Debole è colui che si gloria della sua spada". Detto questo gli strinse una mano e lo lasciò ai propri pensieri.


Adun è sconfitto?[]

Della sacerdotessa yuan-ti si persero le tracce. Qualcuno, tra i suoi servitori, racconta che sia tornata, insieme all'esercito di lucertole e slaad, nel suo piano d'esistenza, portando con se i due artefatti, e ora sia in combutta con Adun per un nuovo ritorno. Sarnak è morto insieme al templare Denry Strongwind. I pochi cavalieri sopravvissuti nella cripta-tempio sotto Fiera raccontarono di aver notato una sinistra ombra elevarsi dal fumo del rogo dei due corpi. Furono prese come farneticazioni causate dall'adrenalina mista a paura, della battaglia.


Epilogo Parte III[]

Finisce così quella che verrà ricordata come la Guerra del Tradimento, una guerra tra Dei, dove le varie razze sono state marionette inconsapevoli nel mezzo.

C'e' anche chi narra che sia stata tutta una macchinazione di un solo uomo che, usando il nome di Adun per muovere i popoli, provò a perseguire i suoi scopi e Adun stesso a punirlo. In ogni caso, come ogni guerra, non ci sono ne vincitori ne vinti, ma solo morti da seppellire; fortunatamente c'e' ancora un futuro tutto da scrivere.

Sulle strade di Ero pare sia tornata la pace di un tempo, ma nell'ombra e nel silenzio qualcuno o qualcosa sta bramando per il destino delle razze. Strane creature si sono risvegliate e nuovi pericoli nasceranno. l'Era dei Regni è ormai giunta a termine, ricordata come l'Era più breve della storia, durata solamente 25 anni...anni intensi e sofferti, passati nelle controversie fra i grandi regni e imperi di tutte le razze di Entara sfidate in unica e grande battaglia senza vincitori. Giunge così il tempo della Rinascita, un Era di serenità e pace, ma che il destino muterà ben presto e dove solo i più forti riusciranno a sopravvivere.

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