Neverwinter Nights Wiki
Iscriviti
Advertisement

Il Primo Artefatto: La Pietra dei Ghiacci Eterni[]

La sacerdotessa Yuan-Ti era chiusa nel suo studio da ore. Il giorno prima, un'oscura figura incappucciata era arrivata alle grotte dove alloggiava il rettile e si era fatta annunciare con discrezione.

La sacerdotessa l'aveva accolto nelle sue stanze private, aveva sigillato la porta con un incantesimo e da quel momento nessuno aveva osato avvicinarsi.

"... e insomma, così sta andando l'invasione del Regno del Nord" stava concludendo il suo resoconto la sacerdotessa.

"Bene bene mia cara...mi auguro che non tu abbia deluso il volere del nostro sovrano Adun" disse la figura, con voce stridula.

"Sarnak te lo ripeto per l'ultima volta: Non sono la tua 'cara', tieni a posto quelle viscide mani !!" si scansò la sacerdotessa rettile e si diresse verso uno scaffale; prese un involucro di stoffa e lo mise su un tavolino.

"Ecco qui. Portala al tuo Dio e sparisci dalla mia vista..."

Due mani adunche uscirono da sotto le vesti di quell'oscura figura e avidamente agguantarono l'involto.

"Dovresti imparare ad apprezzarmi e non allontanarmi... c'e' solo da guadagnarci nello stare vicino, MOLTO vicino, al favorito di Adun" rispose Sarnak, aprendo l'involucro.

Dentro si trovava una pietra perfettamente cubica, trasparente come il vetro, con venature azzurrognole; emanava un freddo terribile.

"Ottimo…ottimo, la Pietra dei Ghiacci Eterni!! E' proprio uno dei Quattro Artefatti che cerchiamo...Adun mi sarà...ehm...ci sarà riconoscente per questo".

"A me interessa solamente compiacere Ziregor...e visto l'esito dell'invasione del Regno del Nord, che hai nelle tue mani, direi di potermi ritenere soddisfatta. Mi auguro che il mio Signore abbia fatto la scelta giusta ad unirsi con il tuo" scoccò un'occhiata torva all’incappucciato.

"Il grande Adun è SEMPRE la scelta giusta!! Il suo piano è infallibile...abbiamo seminato morte e distruzione per il mondo, panico e terrore!! In questo clima sarà uno scherzo impadronirsi dei Quattro Artefatti...e come vedi sta andando tutto come deve...e se tutto si concluderà come DEVE...con i quattro artefatti Adun avrà il potere per DOMINARE IL MONDO!!! E noi saremo i sovrani di tutti i popoli AHAHAHAHA" il suo tono si era alzato fino a gridare, infervorato, cullando l'involucro di stoffa che avvolgeva il prezioso contenuto.

"Non cantare vittoria troppo presto...non abbiamo ancora messo le mani sugli altri tre artefatti!!" replicò sibilando la Yuan-Ti.

"Beh...è questione di ore...forse minuti. Nair è completamente assediata, tagliata fuori da tutto e tutti, senza aiuti ne speranze, quanto potranno reggere senza viveri?? Sono allo stremo e a breve la invaderemo...e a quel punto la pietra del Fuoco Perenne cadrà in mano nostra!!

Gli elfi, quei piccoli poveri elfi, non si aspettavano il nostro attacco, Klang sta facendo il suo dovere per bene e a quest'ora il Medaglione della Madre Terra dovrebbe essere accessibile e senza grosse difese. In quanto alla Repubblica, beh…i pirati di OldStone dovrebbero essere arrivati no?! Lo sapranno fare il loro dovere quella massa di idioti, insieme alle tue lucertole imbarcate, spero!! Se sfrutteranno la sorpresa, anche la Lacrima di Darak presto sarà nostra".

"Andrò io a Nair per sincerarmi che le tue previsioni si avverino. Tu raggiungi Klang nella Foresta d'Avorio. Poi penseremo alla Repubblica. Ricordati che la troppa sicurezza è il nemico più pericoloso dell'esercito più forte!!" Rispose la rettile, dando le spalle all'incappucciato.

"Bah...vedremo...stolta!!!" Sarnak, spalancò la porta, infrangendo senza problemi l'incantesimo che la proteggeva, e si allontanò.


I drow attaccano i Pelleverde sottoterra[]

Nelle caverne di Nair regnava la disperazione oramai. Tutti i tentativi per raggiungere Dorwelg non avevano dato risultati positivi, le scorte di cibo erano ormai finite come era finita la speranza di rivedere la luce del sole. Gli orchi e i goblin che avevano invaso quelle caverne sembravano non finire mai. Il contingente di Doregh il Rosso era impegnato, in quel momento, nel tenere a bada quelle bestie immonde che tentavano costantemente di entrare dalla Via di Pietra; molti dei suoi erano morti, ma Doregh continuava a falciare golin e orchi, mantenendo la posizione.

La sua truppa venne decimata e presto si trovò circondato da orchi, senza speranza e senza via d'uscita; non sarebbe mai scappato, non avrebbe mai abbandonato la posizione ne indietreggiato, era deciso a morire portando con se tutti più orchi e goblin possibile.

Lanciò il suo grido di battaglia e si gettò contro la massa verde. Uccise, squartò, dilaniò ... poi fu il buio… Doregh il Rosso aprì gli occhi e si guardò intorno. La testa gli girava a causa di un forte colpo preso sulla nuca. Non c'era più nessuno vivo, il terreno era coperto da cadaveri di pelleverde mutilati. Il nano si chiese cosa era successo e perchè era ancora vivo, nonostante la situazione in cui si era cacciato. Si alzò da terra, raccolse la sua ascia e cominciò ad osservare i cadaveri nella speranza di notare qualche particolare che gli avrebbe chiarito la situazione.

Trovò, accanto ad un grosso orco, un dito snello dalla pelle grigia scura, mozzato all'attaccatura della mano; raccolse questo macabro reperto e osservò l'anello che ancora era infilato: sicuramente non era di un orco. Tornò dal Re a far rapporto.

Il Re, dopo aver ascoltato il racconto, volle vedere il dito, più precisamente l'anello che indossava. "Questa è una pietra di luna che usano i drow per muoversi durante il giorno...sei sicuro che non fosse solo un trofeo di qualche orco?" Chiese il Re a Doregh.

"Sono sicuro mio sire, è troppo fresco per essere un trofeo. Sicuramente è stato tagliato di recente" rispose il guerriero.

"Possibile che i drow siano giunti in nostro aiuto??? Troppo assurdo..." rispose il Re, pensieroso.

All'improvviso, nella sala del trono, irruppe un altro soldato "Mio Re, Mio Re è successa una cosa gravissima!!! La Cripta degli Eroi è stata profanata!! La Pietra del Fuoco Perenne è sparita..."


Il secondo artefatto: La Pietra del Fuoco Perenne[]

La sacerdotessa rettile aprì un varco e lo attraversò. Un grosso orco la attendeva in una caverna nei pressi di Nair; era stato avvertito del suo arrivo, e sembrava non molto contento di trovarsi in quel posto.

"Allora, avete invaso le tane di quei pidocchiosi nani?" chiese frettolosamente la sacerdotessa all'orco.

"Mia signora, noi orki con gobbi, invade tutte gallerie...noi combatte con forza e vince tante volte, noi avere invaso galleria nord e ucciso tutti, poi gobbi pure invade altre gallerie che porta ai minieri dei odiosi scavabuche e uccide loro..." cominciò a farfugliare l'orco.

"Non voglio tutto il resoconto stupida bestia!!! Voglio solo sapere se siete entrati dentro Nair!! VOGLIO SAPERE SE AVETE RECUPERATO LA PIETRA DEL FUOCO PERENNE!!" gridò la sacerdotessa esasperata, in faccia al gigantesco orco impaurito.

"Pietra del Fuoco e delle Penne?!" chiese perplesso l'orco

"Che Ziregor mi dia la pazienza...la pietra rossa che scotta…l'avete trovata???" chiese con finta calma la sacerdotessa, trattenendosi per non spaventare l'orco.

"AH SASSO CHE SCOTTA SI SI...noi ha preso sasso che scotta da caverna di omi bassi..." affermò il bestione verde.

"Aaah ottimo...e dov'è ora? Dammela stupido inutile bestione!!" replicò avidamente la sacerdotessa.

"Ehm...noi aveva pietra ma poi da caverna buia usciti recchie nere punta che massacra noi alle spalle e...ehm...porta via Pietra che Brucia" rispose l'orco, con gli occhi bassi.

"COSA?? ORECCHIE NERE A PUNTA??? DROWWWWW!!! Vi siete fatti fregare da un mucchio di Drow??? ARGH" gridò infuriata la sacerdotessa.

"Loro preso di sorpresa...alle spalle!! Ehm Grande Urko ha mandato suoi più forti guerrieri da recchie nere a recuperare...loro tornerà presto con Pietra!! Urko Sicuro!!" si giustificò l'orco.

"Sei sicuro eh?! Hai mandato dei tuoi nella tana dei drow a recuperare la pietra...stupido bestione senza speranza...E SPERI PURE CHE TORNINO???".

La Yuan-Ti era fuori di se; sollevò una mano e dal dito indice scagliò un fulmine verso il petto dell'orco; il bestione fece solamente in tempo a farfugliare qualche verso incomprensibile che fu investito dalla folgore e prese fuoco all'istante, crollando a terra.

"Lo sapevo che non c'era da fidarsi di questi stupidi bestioni...stupido pure Sarnak e le sue sicurezze!! Cosa c'entrano ora i drow?? Perchè la dea Hiamar dovrebbe tramare contro Adun??"

La sacerdotessa, piena di ira, aprì il portale per fare ritorno alla sua dimora. Aveva la testa piena di dubbi e di domande, e tra questi pensieri uno si fece largo prepotentemente: doveva affrontare Sarnak e annunciargli questo fallimento. Imprecò nella sua lingua e varcò il portale.


Il terzo artefatto: Il medaglione della Madre Terra[]

I quattro membri del diamante passeggiavano nervosamente nell'attesa dell'arrivo di Sarnak. Sicuramente egli non avrebbe apprezzato la sconfitta rimediata a Nair e molto probabilmente sarebbero stati puniti pesantemente, anche con la morte se fosse stato ritenuto opportuno. Si guardavano fra di loro pensando magari su chi scaricare la colpa. All'improvviso un esplosione di fumo segnalò l'arrivo di dell'Ombra, Sarnak comparve di fronte a loro guardandoli con occhi cremisi che bruciavano nel vuoto della sua essenza.

"Vi ho convocati per due motivi…" disse Sarnak con tono deciso "…il primo è la sconfitta che VI ha fatto tornare qua con la coda fra le gambe, il secondo è il modo per evitare che perdiate tutti e quattro la vita".

"Voglio offrirvi la possibilità di salvare le vostre mere esistenze".

Uno dei quattro chiese "Che dobbiamo fare maestro? In cosa consiste il nostro compito?"

"Dovete intercettare un gruppo di elfi a Romidha, con loro hanno un medaglione, un potente artefatto. Uccideteli...uccideteli tutti, pagate con il loro sangue la vostra inadempienza e portatemi quel medaglione".

Detto ciò scomparve nell'oscurità della stanza. I quattro si guardarono e pensarono immediatamente a recuperare l'artefatto in questione. Non avrebbero fallito.

Elidan si asciugò il viso dal sudore. Stavano viaggiando a ritmo pieno, dovevano raggiungere la montagna dell'isola di Romidha per distruggere l'artefatto, come Denry Strongwind gli aveva consigliato. Jil'Rai era stata distrutta e ora dovevano muoversi velocemente visto che erano braccati dai legionari dell'impero umano e dai possibili incontri che si potevano fare in viaggio. Dopo un qualche giorno di marcia forzata arrivarono alla montagna di Romidha. Presto avrebbero compiuto il destino, presto avrebbero distrutto l'artefatto.

Lo stregone guardava pazientemente il gruppo di elfi muoversi nella neve dell'isola di Romidha, insieme con gli altri trer membri del diamante aspettava il momento più propizio per tendergli un'imboscata. Questa volta non avrebbero fallito, questa volta avrebbero brindato con il sangue elfico.

Il campo oramai era pronto. Non sarebbe stato saggio scalare la montagna senza essersi riposati, dopotutto erano stanchi e spossati dalla marcia forzata che Eliadan aveva imposto; nulla era meglio dell’agognato riposo. Si sistemarono poco lontano dal sentiero, accesero il fuoco e consumarono il loro pasto con tranquillità ,ma soprattutto si riposarono. Fissati i turni di guardia cominciò la notte. Sarebbe stata una lunga notte.

I quattro si guardarono e cominciarono a pianificare l'azione nel mentre che gli elfi mangiavano e si riposavano. Avrebbero attaccato di notte e li avrebbero uccisi tutti senza lasciare alcuna traccia, sarebbe stata una cosa veloce e indolore. Cominciarono a prepararsi facendosi incantesimi e fissando addosso le armature. Presto li avrebbero sterminati e contemporaneamente avrebbero salvato la loro.

Era il momento.

Gli elfi erano stesi addormentati mentre solo uno montava la guardia…bastava annientarlo senza rumore e la vittoria sarebbe stata loro.

Il chierico lanciò un incantesimo per rendere l'area silenziosa e gli altri tre partirono in attacco con incantesimi e spade. L'elfo si accorse che qualche cosa non stava andando bene e cominciò a insospettirsi e si guardò intorno in cerca di qualche cosa. Lo stregone, ormai vicino grazie alla sua invisibilità, sguainò il suo coltello per tagliare la gola al malcapitato. L'elfo continuava a guardarsi attorno senza vedere ne sentire qualcosa; eppure era certo che qualcosa non andava. Senti un dolore lancinante al collo dal quale, si accorse, sgorgava sangue. Non riusciva più a respirare…cadde a terra morente.

Effettivamente qualcosa non andava...

I quattro tornarono vittoriosi e fieri da Sarnak.

Lo aspettavano trepidanti con l'artefatto in attesa del suo consenso.

Immediatamente l'oscurità cadde nella stanza e in un vapore rossastro comparve Sarnak. I quattro subito si inchinarono al suo cospetto porgendo l'artefatto.

"Bene sono compiaciuto per voi che abbiate trovato quello che vi ho mandato a cercare…" disse l'ombra "…e sono felice per voi che siate riusciti a portarlo al mio cospetto".

Prese l'artefatto e lo esaminò con occhio attento.

Uno dei quattro chiese "Maestro sapevamo che non potevamo fallire, ne andava delle nostre stesse vite".

Sarnak lo guardò abbozzando un sorriso "Mi duole però dirvi che non ho intenzione di mantenere il patto, morirete perchè avete fallito la guerra e io non posso tollerare tali inadempienze e tale incompetenza".

Detto ciò pronunciò delle parole magiche e il tetto schiacciò la stanza e tutti coloro che vi erano dentro. Sarnak rise di gusto aveva punito gli incompetenti e non aveva dovuto nemmeno sprecarsi a inseguire dei miseri elfi. Almeno non tutto era andato male.


Denry Strongwind lascia Eldarin[]

Denry Strongwind, Templare di Eos, era partito dalla Repubblica, insieme con un drappello dei suoi cavalieri, diretto nella Foresta d'Avorio, ad Eldarin, per incontrare la regina Lemuria e rinnovare l'antica alleanza tra i due regni.

La notte prima dell'invasione di Anfar da parte dei barbari insieme ai pelleverde, fu svegliato nel cuore della notte da una donna che non aveva mai visto. Aveva la pelle candida e i capelli neri, era vestita in modo semplice, ma sul collo risaltava un ciondolo a forma di anfora da cui sgorgava dell'acqua.

Si chiese come poteva essere che una donna umana si era introdotta nel cuore di Eldarin, di notte, in dentro il suo alloggio, così liberamente senza essere fermata dalle sentinelle. Quando vide il ciondolo, capì: era la dea Kira che stava mettendosi in contatto con lui, solo lei avrebbe potuto realizzare tutto ciò.

La ragazza sembrava preoccupata "Devi partire subito Cavaliere dell'antico codice. Devi difendere i quattro Artefatti degli Elementi. Se Terra, Fuoco, Aria e Acqua si uniscono, per il mondo di Ero non c'e' più speranza. Gli dei sono in lotta!! Precedi la sventura cavaliere dell'antico ordine. Tieni separati gli Artefatti". Denry ascoltò queste parole come se fossero un sogno, nel dormiveglia; quando si destò completamente, nella stanza, della ragazza non c'era più traccia.

Deciso a non prendere sotto gamba un avvertimento della Dea Kira, Denry si vestì e uscì di corsa, diretto agli alloggi della regina Lemuria, nonostante fosse notte inoltrata.

Nonostante la titubanza, le guardie di palazzo lo fecero passare.

Trovò la regina in meditazione, l'equivalente del sonno per gli elfi, ma non esitò a interrompere quel riposo. "Mi dispiace disturbarla Regina Lemuria, ma devo partire...temo una grossa minaccia si stia abbattendo sul nostro mondo" esordì il templare.

"Di che tipo di minaccia stai parlando cavaliere? Ne sei sicuro?" chiese preoccupata l’Imperatrice.

"La Dea Kira mi ha parlato. Devo tornare alla mia isola; ma prima dobbiamo parlare dell'artefatto custodito a Jil'Rai, il Medaglione della Madre Terra".

"Il sacro medaglione...è tenuto al sicuro! Cosa ti preoccupa? E cosa centra il medaglione? Parla orsù" incalzò Lemuria.

"Questi artefatti saranno la nostra rovina se verranno riuniti. Nascondete il medaglione, e se la situazione dovesse precipitare non esitate a distruggerlo!! Manderò due coppie di cavalieri, una diretta a Grande Inverno e l'altra a Nair con lo stesso avvertimento. Spero che credano a queste parole. Ora devo assolutamente partire, devo dare lo stesso ordine ai custodi del nostro artefatto, la Lacrima di Darak!! Mi scuso per il modo in cui mi sto accomiatando" disse Denry.

"Le tue parole, benchè incomprensibili, saranno prese in considerazione. Manderò subito una comunicazione a Jil'Rai, ai custodi dell'artefatto. A presto cavaliere e buona fortuna." Rispose l’Imperatrice.

Così Denry Strongwind partì, verso la Repubblica, con la preoccupazione nei pensieri e con gli occhi di quella ragazza, della dea Kira, nel cuore.


Battaglia nella Repubblica: Parte I[]

“Un terzo delle Legioni salperà oggi stesso da Bosco Vento verso Samar per intraprendere la lotta contro l’Antico Regno Umano e debellare così l’oscura tirannia di Ukae ed il volere maligno di Adun” disse il Primo Senatore Markus a tutto il Senato radunato attorno al tavolo della Camera, ormai al corrente da giorni della Guerra scoppiata su Ero “Un altro terzo della Legione invece si muoverà verso Fiera dove è giunta da poco la notizia di un possibile attacco di creature maligne. Signori… Ero ha bisogno degli uomini della Repubblica e noi non ci tireremo indietro…oggi la Giustizia scende in campo…oggi la Libertà guiderà la vostra lama… oggi la Triade riempirà i vostri cuori di coraggio!!”.

Così dicendo all’alba del giorno seguente i legionari si mossero.

A Fiera ormai il caos era scoppiato… gli yaun-ti erano ovunque e le guardie cittadine non potevano far nulla contro la furia e forza di quelle creature guidate dal volere di Ziregor.

Dopo aver raggiunto e distrutto l'ultima nave dei nani partita da Dorwelg, le navi dei pirati avevano attraccato al porto di Fiera e dalle stive erano fuoriuscite quelle viscide creature.

La città era stata completamente occupata e nell’aria vi erano solo le grida strazianti di dolore dei poveri cittadini che soffrivano, cadevano e morivano.

Quattro figure incappucciate ferme nella piazza centrale ammiravano la scena. Erano i servi di Ziregor, due stregoni e due sacerdoti dai poteri immensi circondati da un aura nera come il fumo dell’inferno.

“Fiera è nostra!!” disse uno dei quattro e tutti assieme scoppiarono in un ghigno malefico.


Scontro per il Potere[]

In mezzo alla piazza si materializzò un portale, dal quale uscì un'Ombra ricurva. I quattro si inchinarono appena lo videro "Benvenuto maestro Sarnak, la battaglia sta procedendo come previsto, Fiera è nostra".

"Ottimo lavoro, direi proprio un ottimo lavoro" disse Sarnak, osservando la distruzione portata intorno a se "Ora dobbiamo assolutamente mettere le mani sull'artefatto" continuò.

"Certo signore, abbiamo individuato il posto in cui è tenuto nascosto. Ci segua" le quattro figure fecero strada allo stregone, dirigendosi verso una modesta quanto anonima abitazione.

"Bene, qui ci penso io. Portatemi de dozzina di guerrieri yuan-ti, potranno essermi utili. Voi continuate nel vostro lavoro di distruzione della città. NON VOGLIO ESSERE DELUSO ANCORA". Lo stregone accomiatò i quattro e, preceduto dai guerrieri lucertola convocati, entrò nell'abitazione.

Spalancarono la porta ed entrarono nelle spoglie stanze; tutto faceva pensare che quella fosse una semplice casa in disuso. Sarnak però sentiva l'attrazione del potente artefatto, era sicuro fosse lì dentro da qualche parte. Una breve perquisizione portò alla luce una botola che dava in un corridoio; i guerrieri con dietro l'oscura figura scesero e si addentrarono per il passaggio.

Sbucarono in una stanza ricavata direttamente nella roccia, sottoterra, priva di arredamento, con solo un altare nel centro e sopra di esso un calice d'oro.

"Eccolo!! Il sacro calice, ricettacolo della Lacrima di Darak!!" esclamò lo stregone.

"Sarà l'ultima cosa che vedrai lurido servo di un lurido dio" Denry sbucò da una stanza attigua, seguito da una decina di cavalieri. Si frappose tra l'artefatto e lo stregone, sguainò la spada e la puntò verso gli invasori "Ora tornerete da dove siete venuti o lascerete qui le vostre spoglie mortali".

"NON OSARE MINACCIARMI MISERO UOMO, LA RELIQUIA SARA' MIA !! ATTACCATELI UCCIDETELI " ordinò Sarnak ai suoi guerrieri, che prontamente caricarono.

Denry a sua volta ordinò l'attacco ai suoi e lo scontrò cominciò. Due soli esiti erano previsti per quella battaglia: la morte o la vittoria. Gli Yuan-Ti erano in numero superiore, presto cominciarono a prendere il sopravvento sui cavalieri. Sarnak rimase dietro ai suoi guerrieri, e da lì scagliava incantesimi protettivi contro di loro, misti a magie d'attacco rivolte verso i cavalieri templari.

Denry era in prima linea, nel mezzo dello scontro, impegnando contemporaneamente quattro guerrieri lucertola; incitava i suoi, dando l'esempio e incalzando senza sosta il nemico. Dalle mani dello stregone partì l'ennesimo dardo azzurrognolo, che colpì un cavaliere in pieno petto, arrostendogli le carni e facendolo stramazzare al suolo.

Denry vide cadere questo cavaliere, accanto a se, senza poter fare niente; preso da un impeto di rabbia lanciò un urlo di guerra e caricò a testa bassa chiunque si trovasse tra lui e lo stregone. Doveva ucciderlo ad ogni costo. Travolse le lucertole guerriere finchè, tra le file nemiche non si aprì uno spiraglio, verso l'Ombra. Sarnak lo vide correre verso di lui e prontamente lanciò un fulmine; Denry vide arrivare il colpo e chiese protezione a Kira. Il fulmine rimbalzò sulla cotta di maglia del templare senza danneggiarlo e si scaricò contro una parete di roccia. Denry vibrò il colpo, dall'alto verso il basso, con tutta la forza che aveva in corpo. Il colpo rimbalzò su di un'invisibile barriera che ricopriva lo stregone, senza fare danni a sua volta.

Dietro di loro lo scontro proseguiva tra i templari e i guerrieri lucertola, ma per i due era diventato un duello. Sarnak pronunciò rapidamente una parola e le sue vesti si irrigidirono, quindi sfoderò una spada e si avventò contro il templare. Denry chiese a Kira la forza di debellare quella minaccia, alzò la spada, che si era illuminata di una luce giallastra, sopra la sua testa e caricò lo stregone.

Lo scontro fu a lungo alla pari, i fendenti furono calati più e più volte, nessuno dei due indietreggiava, erano Adun e Kira stessi che lottavano.

Denry con la sua esperienza da combattente ebbe la meglio, e una stoccata penetrò nella barriera dello stregone trafiggendolo. Sarnak lanciò un grido e lasciò cadere la spada a terra; con le ultime forze allungò una mano artigliata e la serrò sul collo del cavaliere che si era fatto troppo vicino.

Denry non mollava la spada, che bruciava nello stomaco dello stregone, Sarnak serrava la gola dell'uomo con le poche forze che gli rimanevano, quel macabro balletto proseguì per qualche minuto. Sarnak sapeva di non avere speranza, quindi compì l'estremo gesto: le sue dita si fecero incandescenti e in un attimo i due corpi, ancora uniti, presero fuoco insieme. Le lucertole, alla vista del loro padrone in fiamme, urlarono di terrore e si voltarono per scappare; i templari sopravvissuti quindi caricarono e li sterminarono.

Per Denry non ci fu niente da fare.

Alla fine l'artefatto era stato protetto, purtroppo a caro prezzo.


Battaglia nella Repubblica: Parte II[]

Dall'abitazione una lucertola riuscì ad uscire, malconcia e terrorizzata, e ad annunciare l'esito dello scontro ai quattro che attendevano fuori.

"L'OMBRA E' MORTA!!!"

Improvvisamente il suono lontano di un corno annunciò l’arrivo di qualcuno. I legionari era giunti, sorpresi ma allo stesso tempo determinati a vendicarsi di tale affronto.

Le quattro figure, perse e senza guida, si avvolsero nel mantello e con uno gridò ordinarono alle proprie creature di tenersi pronte per l’imminente attacco, poi si allontanarono per decidere quale sarebbe stata la prossima mossa. La sicurezza e la baldanza erano svanite.

I legionari si mossero con caparbietà e nei loro movimenti si vedevano gli anni di addestramenti; inoltre il vantaggio numerico garantì alle legioni la vittoria di dominare sull’esercito di yuan-ti, i quali progressivamente indietreggiarono dinnanzi alla velocità e la potenza degli uomini della Repubblica.

Le quattro figure digrignarono i denti e con evidente disgusto furono pronti ad annunciare la ritirata quando notarono le barche dei pirati allontanarsi dal porto di Fiera.

“Maledetti codardi! Fuggono lasciandoci a morire qui!”

I yuan-ti cadevano sotto le lame affilate dei legionari. Ormai per loro la battaglia era finita.

“Non finirà così!” disse una delle quattro figure incappucciate, con una voce che sembrava provenire da tutti i luoghi e da nessuno “Distruggeremo… questa città…la raderemo al suolo… perché questo … è … il volere di Ziregor… l’onnipotente”.

Così dicendo le quattro figure alzarono le mani al cielo contemporaneamente. Strillarono frase in una lingua sconosciuta come un canto rauco di un corvo. Il cielo si oscurò e una nube rossastra si materializzò sopra tutta la città di Fiera come una fitta nebbia d’inverno.

“Per Ziregor!”

In un istante tutto parve tacere in un silenzio globale, il tempo parve fermarsi e la nube rossastra si trasformò in una miriade di colori.

Poi l’inferno…


Risposta del Nord[]

La neve oramai era scomparsa, viaggiavano da molti giorni e presto sarebbero arrivati colpire l'impero umano impegnato in battaglia ad Anfar.

L'attacco degli slaad al regno del nord fu furioso e violento e rase al suolo Rakin in una sola notte e, finita la distruzione, all'alba l'armata di rettili aveva marciato verso Vask per conquistare l'artefatto prima di una qualsiasi reazione dei guerrieri del Nord.

L'artefatto fu conquistato e anche Vask cadde sotto i colpi dell'esercito di extraplanari. Erano stati attaccati nei loro stessi territori e molto fu distrutto da quella ‘inutile’ guerra, molto sangue era stato sparso e molto ancora ne sarebbe caduto.

Quegli esseri non umani avevano distrutto molto ma Agoth, senza lasciarsi andare alla disperazione, facendo affidamento alla sua esperienza militare e alla conoscenza del territorio, aveva mandato il più grosso contingente militare mai uscito da Grande Inverno e aveva debellato, seppur con molte perdite, la minaccia di quelle bestie. Degli esploratori furono inviati verso sud per controllare cosa stava accadendo fuori dal loro regno. Tornarono raccontando degli eventi nella Foresta d'Avorio e dei movimenti del Regno Umano.

Agoth, rendendosi conto che l'intero mondo era in pericolo, decise di fare la sua parte fino in fondo. Il Regno del Nord avrebbe avuto la sua dose di sangue, la sua dose di vendetta per i suoi morti. Una spia annunciò di aver avvisato il principe dell'Antico Regno Umano, Kalae passare per Valiant diretto verso il suo impero.

Il Re decise che in quel posto sarebbe stato intercettato e preso. I capitani di ghiaccio facevano viaggiare la compagnia velocemente nel Bianco Passo per evitare possibili imboscate e per poter raggiungere l'impero umano nel minor tempo possibile. Sarebbe stata una grande guerra e ci sarebbe stato grande onore.


Ritirata del Principe[]

L'assedio alle città elfiche durava ormai da giorni.

Il primo impatto, dove grazie all'effetto sorpresa, i barbari insieme ai pelleverde, supportati dalla falange di Kalae, aveva mietuto numerose vittime tra gli elfi e Anfar fu rasa al suolo.

Gli invasori quindi marciarono verso Eldarin, mettendo a ferro e fuoco qualunque cosa incontrassero.

Eldarin si fece trovare preparata e resistette a lungo all'assedio.

Kalae contava sull'arrivo di rinforzi da nord, sull'esercito di yuan-ti che, dopo aver raso al suolo le città del Regno del Nord, doveva prendere Eldarin alle spalle. La città accerchiata non avrebbe avuto speranze.

Ma gli yuan-ti non arrivavano, il tempo passava e le armate di Eldarin rafforzavano sempre più la posizione.

Il Principe mandò quindi esploratori verso le terre ghiacciate per avere una risposta, un segno...

Gli esploratori tornarono con cattive notizie. L'armata yuan-ti era stata distrutta, anzi il Nord si stava riorganizzando e stava preparandosi per un intervento armato. I confini del Regno erano a rischio.

Kalae non volle rischiare oltre la vita del suo esercito e decise di ripiegare verso Valiant.

L'intenzione era quella di riorganizzarsi, fermare definitivamente l'esercito del nord e tornare in guerra, magari per dare man forte al padre, il re Ukae.



I drow attaccano i barbari[]

Veloce e letale fu l’arrivo dei drow. Creature della notte che sbucarono dal nulla mentre quell’esercito di barbari festeggiava la distruzione di Anfar, ignari che a fermare la disfatta degli elfi sarebbero stati i loro peggiori nemici. Hiamar li aveva guidati in questa guerra di tradimenti e strane alleanze e rideva compiaciuta nel vedere le sue creature sterminare i mezz’orchi, creature rozze spinte solo dal puro istinto animale.

Yben disperava. I rinforzi umani se n’erano andati e ora i drow uccidevano uno dopo l’altro con una velocità innaturale tutte le sue creature. Doveva fare qualcosa.

Klang vide i suoi uomini cadere, e nonostante tutto non si fermò: sapeva che altri si sarebbero arresi o sarebbero fuggiti in ritirata. Ma Klang, come ogni barbaro del sud, credeva in pochi ma fermi principi, ed adesso tali principi lo spingevano a lottare fino a morte. Improvvisamente, mentre la sua ascia trapassava la testa di elfo scuro, vide il Puma dalle enormi zanne che lo fissava. Rimase impietrito ad osservare l’enorme bestia che, dopo aver emesso un ruggito rabbioso, si volse verso sud…verso le praterie, casa dei barbari.

Yben aveva parlato.


Avanzata del Nord[]

Agoth avanzava velocemente con le sue truppe.

La decisione era stata presa; dopo essersi difeso era venuto il momento di attaccare gli aggressori.

Aveva scelto di muovere per intero il suo esercito lasciando in patria pochi drappelli di uomini, sicuramente nessuno li avrebbe più attaccati.

Guardò con sguardo fisso la mappa che teneva in mano.

Puntò il dito su Valiant mostrandolo al suo generale, facendogli notare che il percorso che avrebbero compiuto passava inequivocabilmente per Antar. Rakin e Vask, ormai ridotte in cenere, sarebbero state pagate a caro prezzo da Antar e Valiant, annunciò, con tutta la rabbia che possedeva in corpo, il re Agoth.

Avrebbero percorso una strada di morte e sangue, come la morte e il sangue erano stati portati nelle loro case. Avrebbero trovato battaglia e avrebbero vendicato i loro fratelli fino all'ultimo.

All'alba l'intero contingente si mosse...

Pochi giorni dopo di Antar, trovata impreparata e sguarnita dato che il grosso dell'esercito dell'Antico Regno Umano si trovava fuori dai confini, non rimaneva che un cumulo di macerie. Prossima tappa Valiant e il principe Kalae.

La rabbia non era diminuita, quello era solo l'inizio.


Guerra Civile alle Città Libere[]

A Terza Città il giorno era nero, peggio dell’anima di Heli. Le barche erano ben ormeggiate alla banchina e la gente andava e veniva dalle locande alle navi e dalle navi alle locande, in un susseguirsi monotono interrotto solo dal grido di qualche mercante a cui avevano rubato la merce. Il Mare del Fuoco era agitato, le onde alte e il vento soffiava con una forza mai sentita prima in quel periodo dell’anno. I marinai stavano già parlando di cattivi presagi, borbottavano e imprecavano la loro disapprovazione contro le insolite condizioni climatiche; anche loro percepivano che il regno di Vinnor era in agitazione. Loro che avevano imparato con gli anni a leggere le parole del vento, del cielo e della pioggia e che avevano imparato a sfidare la furia delle intemperie. Quel giorno il vento portava messaggi…messaggi tristi, ombrati dai ricordi, dagli eventi e dalla guerra. Da ormai un mese la città stava affrontando un periodo particolarmente movimentato; fedeli di Ziregor cercavano di portare il nome del loro Dio nella vita dei cittadini. Dall’Isola di Meres inoltre giungevano voci che a Prima Città tale culto avesse già messo radici profonde, e che si prestava ad ampliarle verso il continente.

Quel giorno la locanda della Foglia Secca si svuotò prima del solito e stranamente dalle strade di Terza Città non proveniva alcun rumore. Neppure il lamento o il canto stonato dei barboni. Regnava una calma irreale, sopraffatta talvolta da forti tuoni forti e dallo sbattere violento di qualche finestra.

Intanto, a Prima Città, gruppi di halfling si muovevano con grazia felina tra le ombre della notte, silenziosi come il vento, in attesa di un segnale.

“Per Kalidus!”, qualcuno gridò e un lampo sferzò nel cielo annunciando l’inizio di una guerra civile. Vinnor Signore Dei Mari ascoltava, e pian piano la sua ira cresceva fino a manifestarsi impetuosa e potente.

A Prima Città, nel Palazzo Governativo, Saif la Furia si muoveva avanti indietro girandosi nervosamente tra le mani il suo pugnale. Da ormai due giorni era scoppiata la guerra civile tra fedeli di Kalidus e fedeli di Ziregor. Lui e i gli altri due Magister si erano rinchiusi nella sede governativa come dei topi impauriti. Odiava questa situazione! Lui non era un codardo! Non possedeva questa debolezza! O almeno così aveva creduto sinora.

Proprio quella stessa notte una divinità gli era apparsa in sogno. Yben, nelle sembianze di un grosso puma con fauci lunghe ed insanguinate, gli aveva dato un ordine ben preciso: uccidere il principe Kalae, perché aveva tradito i Barbari del Sud. Quanto avrebbe voluto farlo lui personalmente! Sfiorare con la sua lama affilata la gola del Principe e sussurrargli nell’orecchio il dolce canto della morte! Eppure non gli era stato concesso questo piacere; il primo Magister, Argail, richiedeva infatti la sua presenza a Prima Città e Saif era stato costretto ad affidare il compito ad un suo sicario. Argail il Nero, seduto sulla sua poltrona, lo fissava con disgusto mentre tra sé e sé cercava di concentrarsi sul da farsi.

“Non mi piace questa storia, già…non mi piace per niente” disse Saif parlando più che altro con sé stesso.

“Sarei dovuto andare io! Io avrei dovuto ucciderlo io…io si...con la mia lama” leccò la punta del suo pugnale e sghignazzò. Argail rimase in silenzio per un breve istante poi si alzò dalla poltrona e si diresse verso la finestra, dove Jill Diseth stava guardando fuori da più di un ora.

“Continuano a scannarsi tra di loro?” chiese Argail accarezzandole i capelli. Jill gli afferrò la mano e gliela piegò con forza.

“Non mi toccare schifoso o te la taglio quella mano!!”

Argail sogghignò e si fece spazio scrutando fuori dalla finestra.

Le strade erano coperte di sangue e ovunque vi erano cadaveri di halfing e umani. La gente si stava ammazzando; uomini e halfling che gridavano, donne che imploravano e bambini che piangevano.

Gli halfling agili e lesti come dei furetti saltavano di qua e di la prendendo alla sprovvista gli avversari. Erano veloci, troppo veloci per gli umani. Imprecavano contro Ziregor, e il loro urlo veniva accompagnato da cori ribelli e grida trionfali.

Saif gridò: ”Che vengano qui se ne hanno il coraggio!!!”.

Argail il Nero voltò lo sguardo verso Saif il quale stava stringendo i pugni fissando la porta. Era impazzito, completamente impazzito.

“Sta zitto stupido halfling!” sbottò il Primo Magister “Dobbiamo trovare un modo per andarcene da qui…i tuoi simili sono veloci e furbi e non impiegheranno tanto a far fuori le guardie e trovarci” Guardò Jill, la quale annuì con il capo. Saif non gli badò e continuò a borbottare, ogni tanto disegnando cerchi nell’aria con il pugnale.

“Passeremo per il Vortice, e raggiungeremo la nave con la quale potremo arrivare fino ad Oldstone. Lì saremo al sicuro!” Così dicendo Argail spostò un quadro dalla parete dove dietro vi era una leva nascosta. Mosse la leva la quale azionò un meccanismo che aprì un passaggio nella parete.

“Andiamo!”

Il passaggio sulla parete conduceva fino al Vortice, una galleria colma di mostri e creature abominevoli, che veniva utilizzata come prova d’ingresso per i membri della Loggia. Per i tre Magister fu un giochetto uccidere quelle creature e presto raggiunsero il passaggio che li avrebbe condotti nella spiaggia segreta in cui ci sarebbe stata la nave. Erano quasi giunti a destinazione quando sentirono delle grida alle loro spalle. Gli halfling li avevano scoperti. Saif la Furia si voltò e gridò: “Io non scappo da questi schifosi! Li ucciderò tutti!”

Jill guardò Argail il quale continuò a correre verso la nave, ignorando i vaneggiamenti di Saif. Jill esitò un istante poi lo seguì. Riuscirono solo a sentire alle loro spalle le grida strazianti di halfling soccombere sotto l’ira di Saif, fino a quando l’ultimo grido fu proprio il suo.

Saif la Furia, Magister di Seconda Città era morto.

“Stupido Halfling!” disse Argail il Nero, ormai sulla nave, a metà strada per il porto di Oldstone “Ha avuto la fine che si meritava”.

Jill non gli badò e fisso il mare agitato, domandandosi se avrebbe mai fatto ritorno alle Città Libere del Fuoco.


Morte di Ukae[]

Ukae si trovava nell’accampamento stanziato vicino quel che restava di Jil’rai, così sicuro di se finalmente aveva attuato ciò che voleva da tempo, fare guerra agli elfi, razza da lui tanto odiata. Era seduto al suo tavolo in una delle tante tende a guardare la mappa dell’Impero Elfico. Suo figlio era tornato nel Regno Umano per fermare l’avanzata del Regno del Nord. Sollevò la testa guardando di fronte a se.

“Chissà se Kalae è in grado di farcela…beh…se fallisce neanche per lui avrò riguardi…c’è in gioco troppo”.

Diede un’ultima occhiata alla mappa poi si alzò lentamente.

Adun sarà sicuramente soddisfatto del nostro operato” un ghigno si dipinse sul suo viso.

Con la mano scostò il pesante tessuto che copriva l’ingresso al tendone, uscì all’esterno e si volto verso sinistra guardando Hard, la sua guardia del corpo, che non si era allontanato dal suo posto di guardia neanche un attimo.

Hard fece un lieve inchino in segno di saluto, un lampo balenò negli occhi…che fosse questo il momento adatto? Si guardò intorno e non vide nessun soldato vicino.

Con la mano raggiunse l’elsa della sua spada e con un rapido gesto la estrasse portando rapidamente la lama all’altezza della gola di Ukae.

“Finalmente ho modo di eliminarti, troppo tempo ho atteso l’occasione giusta…troppo tempo ho lasciato il mio popolo soffrire per i capricci di un folle re. Qui potrò accusare facilmente gli elfi della tua morte, basta far trovare gli indizi giusti” sbraitò guardando il re con rabbia.

Ukae rimase immobile fissando negli occhi Hard, non si era aspettato un simile gesto dalla persona di cui si fidava, che da anni stava al suo fianco. Deglutì a fatica.

“Hard…ma che fai...” furono le poche parole che la sua bocca riuscì a pronunciare.

“Faccio ciò che è giusto per il mio popolo”.

“GUARDIEEEEE” urlò il re.

Hard rimase un attimo spiazzato, pensò che neanche con onore sapeva accettare la vittoria del popolo questo re. Diversi soldati giunsero intorno ai due puntando l’arco verso Hard.

Soddisfatto Ukae rise sentendosi al sicuro e disse “Sei un uomo morto Hard”.

Passarono alcuni istanti, istanti lunghi un'eternità, il tempo sembrava essersi dilatato. Una decisione…un gesto. “PER IL POPOLOOO!!!” gridò Hard tagliando la gola ad Ukae che cadde a terra, ma il suo gesto fu seguito da un nugolo di frecce che lo lasciarono a terra senza vita.

Un capitano dell’esercito si avvicinò al re, gli sollevò leggermente la testa…non c’era più niente da fare. Così il re lasciò questo mondo…così il panico si instaurò tra le fila dell’esercito del Regno Umano.


Cattura e Liberazione del Principe[]

Kalae insieme al suo esercito tornò nel Regno Umano. Troppo tardi…Antar e Valiant erano cadute ed erano state distrutte. Le pianure a sud della capitale, Caladan, furono teatro dello scontro tra i due regni. Molte furono le perdite per entrambi gli eserciti, ma per il Regno Umano accadde l’imprevisto. Un manipolo di forti guerrieri nordici era riuscito ad avvicinare il principe Kalae, che per l’inesperienza si era esposto troppo, e farlo proprio prigioniero.

Vedendo il proprio condottiero nelle mani dell’esercito avversario le truppe del Regno Umano si ritirarono a Samar.

Re Agoth però voleva evitare altri spargimenti di sangue, voleva dare una possibilità a quegli stolti delle pianure…chiese loro di cessare ogni attività bellica e di consegnare ingenti somme di denaro e gioielli, che servivano per ricostruire il proprio regno, mentre loro avrebbero lasciato libero il principe ritirandosi.

Nel frattempo a Samar era giunta la notizia della morte del re. L’Artiglio rimasto a guidare l’esercito, ormai preso dal panico, prese la sua decisione. Non poteva permettere che l’unico erede della monarchia venisse ucciso.

In risposta mandò un messaggero presso l’accampamento del Regno del Nord che dichiarò ufficialmente l’accettazione della proposta.

Fu un duro colpo per il Regno Umano, perdere la guerra e nel frattempo perdere il proprio sovrano rischiando di perdere anche l’erede.

E così il Regno Umano si ritirò dalla guerra… Adun rimase deluso.


Regno del Nord - Il Riscatto[]

La guerra era oramai praticamente finita e l'esercito puntava a nord per ritornare alle proprie case e alle proprie famiglie. Avevano con se il bottino di guerra ,ovvero il riscatto del principe, che era composto da molti soldi e molti gioielli. La marcia proseguiva tranquilla e la fine della guerra prospettava un lungo periodo di pace per il Regno del Nord, una pace che sarebbe stata sfruttata per lo più a ricostruire tutto ciò che la guerra aveva distrutto. E le cose da ricostruire erano tante.


Ritirata da Nair[]

Un colpo di ascia fece saltare la testa di un legionario vicino a lui, la battaglia non stava andando come si era prefissato il suo padrone. Ormai c'era poco da fare, l'orgoglio nanico aveva prevalso su quel piano cosi ben congeniato e sicuramente il suo signore non avrebbe apprezzato quella sconfitta.

Certamente sarebbe stato punito e qualche testa sarebbe saltata...forse pure la sua. Con rabbia prese il nano per la gola schiacciandola come fosse stata burro, il nano gorgogliò qualcosa di incomprensibile per poi morire con il respiro in gola.

Lo scaraventò a terra come un fuscello e prese uno dei suoi generali per dare il segno della ritirata, stava andando tutto storto...

"Che manica di pezzenti mentecatti, li punirò io stesso...se io andrò a fondo verranno tutti a fondo con me!!" scosse la testa.

Si girò e cominciava così il ritorno verso la Desolazione.


Battaglia Navale[]

Altri Legionari salparono da Bosco Vento, diretti verso Samar intenzionati a portare a termine quanto gli era stato ordinato. Tutto proseguiva tranquillo e il mare non era agitato quella notte. La maggior parte degli uomini dormiva in sottocoperta, altri scrutavano in lontananza pregando di tornare vittoriosi a casa.

Improvvisamente qualcosa si materializzò a mezz’aria, si notava appena ma la luce della luna riuscì ad evidenziare solo un particolare: una bandiera con un teschio bianco.

“Pirati!” Qualcuno gridò e immediatamente tutti vennero mobilitati.

Così in mare sarebbe iniziata anche per loro la Guerra.

I pirati vennero presi alla sprovvista, non si aspettavano di incappare proprio sulla rotta delle flotte dei Repubblicani. Erano fuggiti da Fiera perché si erano accorti che le cose si erano capovolte e tutto non andava come previsto. La stiva era colma di tesori, oggetti sottratti ai cittadini di Fiera prima della giunta dei Legionari, e questo bastava per i capitani. Ora però non potevano scappare, la sfortuna si era voltata dalla loro parte e non rimaneva che combattere.

Due flotte della Repubblica vennero distrutte ma tuttavia fu loro la vittoria perché i pirati vennero completamente annientati. I legionari si mossero per altri due giorni ma le navi erano in gravi condizioni e fu impossibile continuare verso Samar.


Dhall si allea con i barbari[]

L’esercito dei barbari stava marciando ormai da quattro giorni in ritirata dalla forza e dalla potenza di quei elfi scuri apparsi dal nulla. Erano rimasti in pochi e se non fosse stato per un messaggio di Yben avrebbero continuato a lottare fino alla morte perché questo era il loro principio: combattere fino alla fine. Klang aveva una ferita sulla testa e un altra profonda sulla gamba, ma nonostante tutto il suo andamento era veloce e non mostrava alcun segno di dolore. Accanto a lui Guf rimaneva in silenzio, da quando aveva visto la potenza di Klang si era chiuso molto in se stesso, ma questo al capo tribù importava poco. Giunsero ad Altan’tan all’imbrunire del quinto giorno e ciò che li aspettava di certo non risollevò loro il morale. Erano fuggiti dai veloci e micidiali elfi scuri, sperando di non incontrali mai più, ed adesso che erano tornati a casa ad attenderli c’erano solo capanne e tende bruciate, i guerrieri che erano rimasti di guardia riversi in pozze del loro stesso sangue e donne e bambini al di là di un muro di guerrieri drow.

Klang estrasse l’ascia e si gettò contro il primo drow ma qualcosa fu più veloce di lui e il capo tribù cadde a terra. I barbari alle sue spalle rimasero immobili, perplessi e impauriti.

Un ombra nera investì il corpo di Klang il quale venne travolto da un profondo brivido.

“Alzati animale!!” ordinò un voce profonda “In te vedo i segni di una guerra…una guerra contro esseri che ti sono superiori. Quella tua ferita alla gamba può essere stata provocato solo dalla lama di un metallo proveniente dalle più oscure grotte di Ero.. la nostra dimora!”

Klang gridò e la ferita alla testa cominciò a bruciarli sempre di più.

“Io sono Dhall!” continuò il drow avvolto da un lungo mantello viola. “Signore dei Drow! Giungo fin qui non per uccidervi, la vostra popolazione è stata risparmiata…questo è stato solo un piccolo avvertimento” disse Dhall mostrando le ceneri ancora fumanti. “Giungo per stipulare un patto di alleanza con voi… animali!”.

L’Arconte di piegò su Klang e gli tocco la testa con la punta delle dita. Le ferite si rimarginarono in pochi secondi e Klang riuscì ad alzarsi. Immediatamente raccolse la sua ascia e si porto faccia a faccia con il Signore dei Drow.

“Un alleanza!?!” sbottò il capo tribù.

Dhall si abbassò il cappuccio mostrando i suoi lunghi capelli bianchi e i suoi profondi occhi violacei.

“Un alleanza tra la mia razza superiore e la tua razza inferiore io ti offro…o la morte, scegli tu” disse con un ghigno.

“Sceglierei la morte, ma la guerra ormai è finita e il Puma ha parlato” così dicendo si procurò un taglio sulla mano dalla quale sgorgò del sangue. Se la passò sul petto e poi porse la mano al drow. Il quale scoppiò in una risata gelida.

“Le vostre usanze animalesche mi fanno ribrezzo” disse e dopo una breve esitazione il signore dei Drow strinse la mano al capo di tutti i barbari.

I drow svanirono alle prime luci dell’alba.


L'Alba dei draghi[]

...e Adun si infuriò. La sua mente corrotta dall'odio partorì un ultimo grandioso piano, per portare la distruzione contro tutti coloro che l'avevano ostacolato.

Ordinò a Ziregor, signore degli inganni, di creare un velo di profonda oscurità su tutto il pianeta. Acconsentì di potenziare quella stregoneria, usando il potere dei due artefatti in mano loro.

Il risultato fu una tenebra talmente profonda che neanche gli altri Dei sarebbero riusciti ad infrangere. Nessuno questa volta si sarebbe intromesso nell'atto finale.

Con l'aiuto di Yben richiamò a se tutti i draghi neri e rossi dall'isola dove erano stati confinati.

Creò un potente incantesimo, sfruttando ancora una volta il potere emanato dalla coppia di artefatti, che vincolò la mente di quei rettili giganti al suo volere.

L'ordine fu secco e perentorio: "Distruzione !!

Per prima cosa voglio veder bruciare al sole quei maledetti drow. Hiamar pagherà l'affronto!!

Voglio vedere disciolte tutte le nevi del Regno del Nord.

Voglio che la foresta degli elfi divenga un rogo eterno.

Voglio vedere la montagna Scudo di Trerar diventare un immenso tumulo sotto il quale saranno sepolti i nani.

Voglio che l'intera isola della Repubblica venga affondata.

Che questa divenga L'ERA DEL TERRORE !!!"

La notte eterna piombò sulle genti di Ero, spargendo terrore, sgomento ed incredulità. Poi i draghi fecero ritorno su Ero, nel peggiore dei modi. Quella notte irreale fu rischiarata solo dai bagliori del fuoco di drago che si abbatteva sui popoli e le loro abitazioni. Numerose furono le vittime. L'antica paura verso queste mitiche creature era stata risvegliata.

Darak rifletteva osservando quell'oscurità totale: "Cosa starà tramando questa volta...quali saranno le sue intenzioni??" Era totalmente ignaro degli orrori che venivano perpetrati; quella coltre oscura, rafforzata dal potere degli artefatti, nascondeva persino i pensieri di morte e le sensazioni di paura che si irradiavano dagli esseri viventi.

Hiamar sola, abituata a vivere nell'oscurità, padrona di ogni tecnica di ottenebramento, riuscì a percepire vagamente la distruzione che stava avvenendo sul mondo.

Per l'ennesima volta, come già aveva fatto precedentemente in questa guerra, fu lei a spostare l'ago della bilancia.

Andò quindi da Darak per riferirgli quello che aveva visto.

Darak all'inizio non si fidò delle sue parole, ma dopo aver visto anche lui, con l'aiuto della magia di Hiamar e del potere dell'artefatto del Fuoco Perenne, quello che stava avvenendo, perse ogni titubanza e organizzò un piano per stroncare definitivamente le mire di Adun.

Il più giovane tra i Primi per prima cosa richiamò tutti gli altri draghi dall'isola in cui erano confinati e li inviò per i cieli di Ero, a difendere i popoli che stavano subendo le fiamme dei draghi rossi e neri. In quel modo riuscì ad impegnare tra loro tutti i draghi, così da evitare ulteriori morti e distruzioni tra le genti del continente.

Molti draghi perirono in quell'epico scontro aereo tra creature vecchie come il mondo stesso, però in questo modo furono risparmiate migliaia di innocenti vite.

Unendo il proprio potere della luce a quello dell'oscurità di Hiamar e potenziando questa energia con i due artefatti da loro posseduti, lanciò un potente incantesimo che disperse le ombre perenni evocate da Adun.

In questo modo riuscirono a disperdere anche le ombre che attanagliavano le menti dei draghi rossi e neri Il Signore Dei Draghi riprese il controllo di tutte quelle creature e mise fine, una volta per tutte agli scontri.

Hiamar, insieme all'artefatto in suo possesso lasciatole da Darak come premio per l'intervento fondamentale, tornò alla cura dei suoi drow, pesantemente provati dall'attacco dei draghi.

Di Adun, Yben e Ziregor si persero le tracce. Quando Darak lì cercò per infliggergli la giusta punizione per la loro arroganza, questi erano già spariti, portando con loro i due artefatti.

Gli altri dei si dedicarono interamente alle cure per la rinascita dei loro popoli o razze predilette.

I draghi ripresero a solcare i cieli di Ero e si ristabilirono nelle loro antiche tane, come prova tangibile dell'esistenza degli dei.

Il Nido dei Draghi non era più solamente un nome di leggenda.

Advertisement