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Preludio[]

3356DA, su un'isola sperduta

Il drago fissò il nano in modo poco pacifico, ma Thoran Philg non era intimorito da Durkar, non aveva più paura del grande drago nero da diversi mesi.

"Durkar…" disse il nano fissando a sua volta l'antica creatura "…sono stanco di sentirti parlare sempre di quanto la forza sia più importante della ragione, o del fatto che chi ha più potere può comandare e gli altri no".

Il nero avvicinò il muso al coraggioso esploratore e fece cadere una goccia del suo veleno vicino ai piedi del proprio interlocutore, la goccia sfrigolò sul terreno e il drago sembrò sorridere, ma il nano non si scompose minimamente anzi spostò il suo sguardo dal drago alla piccola bambina che si trovava ai piedi della maestosa, e al tempo stesso terribile, creatura.

"Ann andiamo, è tempo di preparare la cena" a quelle parole la bambina si girò e sorrise al nano, ma il drago si frappose tra i due e fissando Thoran iniziò a parlare "La mia lezione non è ancora finita" la voce della creatura si espanse all'interno della grotta come un temporale autunnale.

"Io dico di sì" rispose il nano ora raggiunto dalla bambina "Ed Ann deve anche mangiare".

Il drago sbuffò irritato "Piccolo essere, ringrazia di essere il Guardiano, altrimenti..."…

"Non sono il 'guardiano' sono il tutore della piccola e come tale è mio compito educarla come meglio credo. Ah per la cronaca tu ed i tuoi fratelli siete i guardiani e a voi spetta il compito di proteggere Ann..." poi fece una pausa quando la bambina prese la sua mano "...e obbedire ai miei ordini. Così ha detto Darak".

Mentre i due lasciavano la tana dell'antico drago nero, Durkar, sulla soglia della grotta, alzò il muso al cielo ed osservò le stelle fissando lo sguardo sulla cometa rossa che solcava i cieli: "Darak, il nostro creatore, ci ha affidato questo compito…" la stella sembrava farsi sempre più piccola e perdere intensità "…ma non è per sempre e presto io ed i miei compagni solcheremo di nuovo i cieli di Ero, ed allora non ci sarà più nessun nano a comandarmi".

Thoran Philg si trovava su quell'isola, ormai era certo fosse un'isola, ormai da sei mesi. Si trovava spesso a pensare a quando dalla biblioteca di Arcanum si era ritrovato, magicamente trasportato, sull'isola dei draghi di fronte ad uno spettacolo incredibile: nella grande radura al centro dell'isola centinaia di draghi erano disposti in cerchio attorno a due figure mentre altri volavano alti nel cielo.

Al suo arrivo le due figure si avvicinarono, la coppia era formata da un uomo slanciato e dallo sguardo fiero, vestito con una tunica bianca e di cui era difficile capire la razza; l'altra era una bambina di circa quattro anni, anche lei vestita di bianco e dai riccioli neri che a seconda della luce riflettevano bagliori che andavano dal bianco al rosso, i suoi lineamenti erano finemente modellati come quelli degli elfi, ma aveva anche la forza degli umani che traspariva dal suo volto, e i suoi occhi, oh i suoi occhi erano sicuramente quelli dei nani: profondi e sinceri.

La bambina sorrise e l'uomo si fece più vicino al nano e guardandolo anche lui con un sorriso si presentò "Salve Thoran Philg di Nair, io sono Darak" e mentre pronunciava quel nome molti draghi alle sue spalle allungarono il collo al cielo e pronunciarono una sorta di cantilena nella loro lingua.

Il nano era intimorito da tutto questo e fu soltanto in grado di borbottare qualcosa di incomprensibile, la divinità di fronte a lui sorrise.

Poi tutto successe in fretta, Darak aveva spiegato a Thoran perchè si trovava lì e quale sarebbe stato il suo compito. Gli parlò di Ann, la bambina, e di quale sarebbe stato il suo futuro.

I due passarono assieme diverse ore, mentre la bambina giocava con i draghi, in questo lasso di tempo il Primo aveva istruito il nano su quando avrebbe dovuto fare da lì ad alcuni mesi, e poi si congedò lasciando Thoran solo con una bambina su un'isola piena di draghi. Tra due giorni sarebbero stati sei mesi, che il nano si trovava lì, ovunque fosse "lì" ed Ann avrebbe compiuto cinque anni, o almeno così gli aveva detto Darak e qualcosa di magico sarebbe successo alla bambina al compimento del quinto anno.

Proprio mentre pensava a ciò Ann salì in braccio al nano che si trovava su una sedia a dondolo che si era costruito e che si trovava vicino alla finestra.

Ann gli sorrise - "sorride sempre" pensò il nano -, ma ad un tratto la piccola si fece seria ed osservò il cielo, dopo alcuni istanti puntò il suo dito e il nano ne seguì la direzione. Ann indicava la cometa rossa e proprio quando Thoran la trovò con lo sguardo la cometa sparì. A quel punto la bambina osservò il suo tutore e disse solo una parola "Guerra" poi scese dalle ginocchia del nano e si diresse verso il suo letto.

L'indomani Thoran Philg uscì dalla piccola casa di legno e si diresse alla radura, dove solitamente dormivano i giovani draghi, e la trovò vuota. Sorpreso il nano si guardò attorno e mentre stava per tornare alla casetta un giovane drago dorato atterrò di fronte a lui.

"Hillyan" disse il nano.

"Salve a te Thoran"

"Cos'è successo? Dove sono finiti i draghi?"

"Purtroppo l'oscurità si sta muovendo, e il nostro compito di guardiani è quasi giunto al termine, molti della mia razza sono già di ritorno verso Ero"

"Perchè?" chiese Philg.

"Te l'ho già detto, il male avanza e noi draghi dobbiamo prendere parte a ciò che sta per accadere su Ero. Io e altri duecento draghi di tutti i colori, partiremo domani dopo che Ann sarà cresciuta, fino ad allora saremo i guardiani della piccola, dopo toccherà a lei fare delle scelte".


[]

Da anni non faceva più visita a questi luoghi, quanto tempo era passato? Duecento forse trecento anni. Poco era cambiato in quel paesaggio che lui aveva sempre trovato affascinante. Le terre del sud erano tutte ciò cui, uno spirito libero e senza scrupoli, poteva aspirare; e in queste terre vivevano i Barbari del Sud i suoi servitori e futuri guerrieri.

Yben aveva assunto la forma di un vecchio e minaccioso, barbaro e si era diretto a Feng'Tan per incontrare il capo clan affinché si preparasse per l'incombente tempesta che il Primo, ed i suoi alleati, avrebbero scatenato su Ero.

Aveva una missione per il sanguinario barbaro: avrebbe dovuto riunire tutti e tre i clan e prepararsi alla guerra; ovviamente Yben non avrebbe accettato un rifiuto o un fallimento.

Se Klang figlio di Urwen, fosse riuscito nell'incarico sarebbe stato nominato dalla divinità stessa grande capo delle tribù del sud e avrebbe visto, notevolmente espansi i propri domini. Talmente tanto che molti lo avrebbero chiamato ‘re’.

Ma questo era il futuro che sarebbe stato forgiato nel presente...


Il Prezzo del Comando - Parte I[]

"Maledizione a quel vecchio e le sue parole di scherno!! Io ‘re’ ?!?!?! Si...e magari un castello con una regina e i figli... Prendermi in giro in maniera cosi eclatante, ma come si è permesso???"

Furono le ultime riflessioni, prima di coricarsi, del barbaro Klang, ultimo discendente della famiglia dei Feng, e attuale capo del clan dei Feng'Tan, sulla giornata appena trascorsa, caratterizzata da un incontro decisamente particolare... Quella notte Klang ebbe una notte inquieta e senza riposo.

Sognò un grosso orco dalle zanne giallastre, la pelle verdastra macchiata in piu punti, ricoperto da una pelliccia d'orso nero e con una strana corona di latta...

Era sporco e puzzava di marcio...ma un artefatto risplendeva sul suo petto, in mezzo a quel mare di sudiciume: uno splendido amuleto di Yben, pulito, lucido e ingioiellato.

Le parole dell'orco si rivolgevano a lui con timbro cavernoso e perentorio.

Il mattino seguente Klang raccontò il sogno allo shamano del clan, il quale riconobbe, nelle sembianze del grosso orco, il dio Yben stesso, uno dei Primi...

Le sue parole erano un ordine indiscutibile: riunire i tre clan più numerosi sotto un'unica bandiera. Ci sarà un'immensa guerra dove tutti dovranno essere pronti.

Yben aveva mostrato a Klang la tattica migliore per convincere i capi dei due clan ad unirsi a lui, senza prolungarsi in discussioni. Avrebbe portato ad Assir, capo dei Varak'Tan, l'antica ascia ‘Spakkalame’ appartenuta ad Andar Varak, capostipite del Clan. Si narra che le Piane abbiano preso questo nome e quella conformazione geografica dopo che un fendente solo sradicò l'intero bosco che cresceva in quel posto, un fendente menato da Andar, che da solo con la sua arma, liberò quel territorio dagli orchi per poi prenderne possesso e fondare il clan.

Avrebbe consegnato a Guf, capo degli Altan'Tan, il martello ‘Terremoto’ appartenuto a Dorf Altan, antico avo di Guf. Un'antica leggenda racconta che l'isola di Repubblica nacque quando Dorf, in un impeto di ira, nel mezzo di una battaglia, picchiò con tutta la sua forza il suo gigante martello al suolo. Il terreno si spaccò in due, si creò un solco talmente profondo dove le acque del mare si riversarono.

Diverse spedizioni erano state organizzate per trovare questi antichi artefatti andati persi con il passare del tempo, ma le nozioni venivano per lo più da storie e leggende, quindi frammentarie e lontane dalla verità.

Ma Klang era in possesso delle informazioni per ritrovarle e aveva il consenso del dio Yben, niente l'avrebbe fermato.

Scelse quattro dei suoi uomini migliori e partì per le Montagne del Sospiro, luogo dove il dio gli aveva segnalato la presenza del Martello degli Altan.

Scesero nel sottosuolo, si fecero largo tra centinaia di giganteschi topi deformi, con fattezze semiumane. Due di loro non fecero più ritorno al clan, uno sopraffatto da un gruppo di topi che sbucarono all'improvviso da un'apertura sul soffitto di una galleria, un altro inghiottito da un crepaccio senza fondo, mentre indietreggiava accerchiato dalle bestie. Gli altri 2 compagni di Klang sopravvissero, anche se pesantemente coperti da ferite. Klang invece ne usci' totalmente illeso, animato da una furia non terrena, falciando chiunque si parasse intorno a se, giunse in una caverna più grande e decorata, seppur rozzamente, delle altre. Vi erano strani uomini topi, agghindati con perline colorate, piume e gioielli, che pregavano intorno ad un piccolo altare con un totem di teschi sopra. Klang, non appena li vide, caricò il gruppo, sopraffatto dalla rabbia. Alcuni topi scapparono dal terrore, vedendo questo umano gigante e ricoperto di sangue alla carica gridando a squarciagola; altri non se ne accorsero nemmeno, le loro teste volarono qualche metro più avanti.

L'unico che non si spaventò fu un topo più grosso degli altri, che si trovava dietro quell'altare. Questi tirò fuori da un sacchetto, che aveva legato alla vita, dei piccoli ossicini, falangi di mani umane e non; Mentre il barbaro era impegnato a falciare gli altri topi che si trovavano tra lui e l'altare, il grosso topo sciamano sparse le falangi sull'altare, ci sputò sopra, mormorando alcuni versi gutturali, poi li prese e li lanciò verso Klang che nel frattempo si era sbarazzato dell'ultimo "intralcio". Le ossa, non appena toccarono il suolo ai piedi del barbaro, si trasformarono in scheletri, che prontamente lo attaccarono. Klang si perse un attimo per capire cosa stava succedendo e poi, con nuovo fervore si accanì contro gli scheletri.

Lo sciamano nel frattempo, nell'estasi della sua magia, dopo aver messo altri intralci tra l'invasore e se stesso, prese un paio di manciate di polveri particolari da diversi sacchetti che aveva legato in vita e li soffiò verso Klang. Una fiammata investì il barbaro che arrestò la sua carica trovandosi circondato dalle fiamme. Yben ci mise lo zampino... Lo sciamano lanciò un grido e indietreggiò, trovandosi con le spalle al muro, quando le fiamme calarono e Klang ne uscì illeso. Riprese la carica e l'esito fu scontato.

Dopo aver decapitato il topo, si avvicinò al piccolo altare sormontato dal totem e lo osservò. Ripulì il totem dai teschi infilati e riconobbe l'impugnatura. tirò questo enorme bastone a se e l'altare si mosse; il bastone era infilato completamente dentro quel blocco rettangolare.

Si fece aiutare dai suoi due compagni sopravvissuti e sollevarono l'artefatto.

Era un'arma gigantesca, era il martello di Altan! La prima parte del volere di Yben era stata fatta.


Il Prezzo del Comando - Parte II[]

Tornarono al loro villaggio vincitori. Pochi giorni dopo Klang scelse altri 4 uomini e partì di nuovo alla ricerca dell'Ascia di Varak. Si recarono in un antico cimitero diroccato nei pressi di Fato.

Appena varcarono quel vecchio cancello di legno si fermarono ad osservare. "Dove poteva essere nascosta la famosa ascia?" si domandavano dubbiosi.

"C'erano solo piccole tombe con centinaia di anni sulle spalle qui... chissà quanti avventurieri saranno passati di lì in cerca di qualche tesoro".

Smisero di parlare, avevano capito che era totalmente inutile venerare i poteri del posto, entrarono e cominciarono a cercare nelle piccole cripte, per una giornata intera, senza trovare nulla di interessante.

Klang stava cominciando a perdere la sicurezza in se stesso, del suo sogno, il suo entusiasmo, quando dietro ad una tomba saltò fuori un gatto nero che si fermò a guardarlo, soffiò e graffiò una mano del barbaro che stava provando a prenderlo, e poi corse via verso l'interno del cimitero.

Klang imprecò e gli corse dietro, intenzionato a trasformare quel gatto nella sua cena.

Il gatto si infilò in una cripta bassa e Klang, inseguendolo, entrò dietro di lui con la furia di una valanga nella cripta e quasi si schiantò contro la parete di fronte a lui. Nella piccola stanzetta, uguale a tante altre, con le pareti ricoperte di muffa, il gatto non aveva lasciato tracce.

Ad un certo punto si udì un miagolio da dietro una parete; il barbaro ci appoggiò l'orecchio e si rese conto che veniva da li dietro quel verso.

Provò per un pò a cercare qualche passaggio, o qualche sorta di leva che gli aprisse un varco ma non trovò niente. Perse la pazienza, uscì dalla cripta e cercò un albero crollato o sradicato. Una volta trovato rientrò nella cripta e si fece aiutare da un suo compagno, cominciò a picchiare sul muro usando il tronco a mò di ariete. I rintocchi di quella strana e sorda campana si udivano per tutto il cimitero, alternati da fievoli miagolii che arrivavano da dietro quella parete.

Sul muro, dapprima si creò una rosa di crepe, poi cominciarono a staccarsi delle piccole pietre e alla fine gli sforzi furono premiati, e venne giù tutto insieme. Calato il polverone Klang notò il gatto nero, che tranquillamente, poco al di là delle macerie, era seduto a leccarsi una zampa.

Come entrarono, il gatto si voltò e riprese a correre nello stretto cunicolo che si trovava dietro il muro ora crollato. Il gruppo si mise in fila indiana, con Klang in testa, e seguirono il gatto nell'oscurità.

Per diverse ore camminarono dietro l'animale, che senza fretta li conduceva sempre più sottoterra, fermandosi ad aspettarli quando si attardavano in un passaggio più stretto del normale. Grazie al gatto, che agilmente saltava evitando mattonelle a pressione e cordini sparsi, riuscirono ad evitare diverse trappole più o meno mortali (non lo scoprirono mai), fino a giungere in una stanza, quadrata, sicuramente scavata e lavorata da mani esperte, dove al centro si ergeva un sarcofago, scolpito in modo tale che assumesse una forma umana.

Il gatto saltò sul sarcofago e si fermò a guardarli... poi miagolò e una ventata spense le torce. Quando i barbari riaccesero le luci, del gatto non v'era traccia. Klang si avvicinò al sarcofago, che riconobbe essere quello che Yben gli aveva fatto vedere in sogno, e prese a spingere il grosso coperchio. Gli altri fecero per aiutarlo ma lui li tenne indietro, doveva farcela da solo. Con notevoli sforzi spostò il coperchio facendolo cadere di lato.

All'interno si trovava uno scheletro che giaceva da tempo ormai, sicuramente umano, anche se alto più di due metri, le cui ossa erano ingiallite e rose dal tempo in alcune parti. Vicino allo scheletro era adagiata la grossa Ascia che fu subito riconosciuta, anche in virtù del fatto che gli anni non avevano avuto corso per il metallo di cui era composta: era splendida, lucente e affilata, come se appena uscita dalla bottega del fabbro. Nel momento in cui Klang chiuse la sua mano intorno al manico dell'arma, uno spettro apparve davanti ai suoi occhi e con voce proveniente da chissà quale piano, gli parlò.

I compagni videro solamente Klang infilare la mano nel sarcofago e poi bloccarsi così in quella posizione, con espressione sbigottita sulla faccia, come pietrificato. Provarono ad avvicinarsi a lui per vedere cosa succedeva, ma non riuscirono a fare più di un passo in avanti. Uno strano terrore ancestrale e incomprensibile teneva lontani dal centro di quella stanza, quattro imponenti ed esperti guerrieri, che non sarebbero scappati neanche davanti alla morte.

Lo spettro, rivolto solo a Klang, gli chiese cosa volesse fare con quell'arma e il barbaro parlò dell'unione dei clan e del volere del Primo.

Allora lo spettro annunciò che avrebbe testato il valore del barbaro, avrebbe testato le sue qualità da capo.

La sua mente fu prima stretta in una morsa dolorosa, come se il cranio stesse per essere schiacciato, ma non proferì lamento.

Apparirono immagini davanti ai suoi occhi di suoi familiari uccisi e squartati, il suo clan distrutto e la sua gente dispersa, immagini talmente realistiche da essere vere, e lui seppur in preda ad una furiosa ira, non si lasciò andare alla disperazione.

Si vide solo, davanti alla palizzata del suo villaggio , i suoi compagni giacevano morti intorno a lui, davanti a lui una banda di cavalieri neri stava lo stavano caricando facendo tremare la terra, e lui decise di non fuggire, ma di morire per difendere la sua gente. Fu poi attratto da donne, cibi esotici e ricchezze sfavillanti... sentì il profumo dei cibi e accarezzò i morbidi capelli di quelle ragazze, ma si voltò e si allontanò da tutto ciò; aveva un compito da rispettare.

Lo spettro si materializzò di nuovo davanti a lui e parlò: "Nessuno è mai resistito così tanto. Sei degno di condurre tutte le genti dei clan lungo il tuo destino. Prendi l'ascia Klang dei Feng'Tan e prosegui nel tuo compito" Detto questo, egli svanì.

Klang compiaciuto prese l'ascia e la sollevò sopra la sua testa gridando di gioia, aveva vinto l'ennesima, seppur diversa dalle altre battaglie.

I compagni, dai quali il terrore era svanito, non si resero conto di tutto quello che era accaduto al loro capo, provarono a chiedere a lui ma non ebbero risposta alcuna da lui. Con l'ascia in pugno ripercorsero all'indietro il cunicolo e fecero ritorno al villaggio. La seconda parte del volere di Yben era stata fatta.

Klang si presentò davanti a Guf degli Altan'Tan, e gli propose senza mezzi termini di seguirlo in una imponente battaglia per il volere di Yben, il capo degli Altan fu visibilmente contrariato e il suo orgoglio gli impedì di mettersi dietro ad una persona che non considerava assolutamente superiore a lui. Rimase a bocca aperta però quando Klang tirò giù dal carro con il quale era arrivato, il Martello ‘Terremoto’ degli Altan e glielo donò. Guf non potè far altro che essere grato e accettò l'alleanza di buon grado.

L'incontro con Assir fu più movimentato. Il capo dei Varak'Tan non si mostrò piu comprensibile di Guf, cosi Klang estrasse dal carro l'ascia ‘Spakkalame’ e la mise nelle mani del barbaro. Come per Klang quando la impugnò la prima volta, Assir si bloccò come pietrificato, con l'arma in mano. Klang non vide niente, ma capì che stava accadendo al capo dei Varak la stessa cosa che era accaduta a lui nella cripta sotto terra.

Dopo poco Assir lasciò cadere l'arma a terra, si mise le mani alle tempie e gridò; poi con furia omicida si gettò verso Klang sguainando la spada che teneva nell'elsa: "Maledetto!! Le tue stregonerie non funzioneranno !!", la follia brillava negli occhi di Assir. Klang evitò quel primo scomposto attacco e si gettò sull'Ascia caduta per terra, si rialzò e con un unico movimento tagliò la testa al barbaro che si stava avventando di nuovo su di lui, brandendo la spada sopra la testa. Apparve per un attimo lo spettro: "Soltanto uno è degno del comando".

Avendo sconfitto il capo, Klang riceveva il comando anche del terzo clan.

Da qualche parte Yben, rise compiaciuto.


Mobilitazione dell’Antico Regno Umano[]

Il sacerdote di corte si stava recando nella sala del trono con un passo frettoloso, cosa piuttosto insolita per l'alto prelato, arrivato alla porta non aspettò di essere annunciato.

Ukae II alzò lo sguardo dalle mappe cittadine che stava osservando, e guardò il nuovo arrivato, due artigli che non lasciavano mai il re da solo si staccarono dal muro e con un gesto automatico portarono la mano alle spade.

"Alto Sacerdote" esordì il reggente.

"Perdonate la mia irruenza, Maestà, ma ho importanti notizie da riferirvi e non potevo aspettare oltre"

"Capisco, ma rimane il fatto che avete interrotto un'importante riunione del mio consiglio ristretto, e per quanto io sia magnanimo.." I due Artigli lasciarono le impugnature e incrociarono le braccia sorridendo alle spalle del chierico "…spero che le notizie che mi portate siano veramente importante, altrimenti…" Il sovrano non concluse la frase, ma chi conosceva Ukae II conosceva altrettanto bene le sue velate minacce.

"Certo Sire, certo..." L’ecclesiastico sembrava veramente preoccupato e non certo per il carattere volubile del suo sovrano "...ma ho bisogno di parlare da solo con voi"

"Credo non succederà mai che io resti solo con voi, i miei nemici sono ovunque e non si sa mai".

"Ma…ma..." Il chierico non aveva mai capito la paranoia del Re ma doveva assecondarla "... allora riunisca gli Artigli, Voi, loro ed io soltanto… sono informazioni molto importanti ma allo stesso tempo riservate solo a voi Maestà".

"Così sia" decretò il re e poi inviò un messaggero affinché chiamasse gli altri Artigli e il capitano delle guardie, che si trovavano tutti a palazzo.

Quindici minuti dopo nella sala del trono, le più eminenti figure dell'Antico Regno Umano, aspettavano le 'preziose' informazioni che il sacerdote aveva per sua Maestà Ukae II Re.

"Allora?" chiese il sovrano.

L'alto prelato passò lo sguardo da un Artiglio all'altro poi, leggermente timoroso, iniziò il suo racconto.

"Due notti fa la Grande Stella Rossa ha cessato di brillare e al tempio di Adun di Anfar, le Sacre Lacrime sono, come potrei dire… esplose ed i chierici presenti nella sala dove erano custodite le preziose reliquie sono stati bagnati dalle Lacrime, subito dopo sono caduti in trance".

Due Artigli si guardarono e sorrisero ma videro che il Re era assolutamente preso dal racconto quindi si ricomposero nelle loro solite maschere di durezza.

Il sacerdote riprese a raccontare "Dopo un'ora i chierici si sono risvegliati, nel frattempo ognuno di loro era stato riportato nelle proprie cellette, al risveglio hanno chiesto di vedermi in privato, ho visitato ognuno di loro e tutti hanno iniziato a parlare e tutti hanno detto le stesse parole: Dite ad Ukae II che io, Adun, sto per calcare nuovamente queste terre, ed i miei figli prediletti devono prepararsi per il mio ritorno e servirmi di conseguenza e che presto invierò un mio messaggero al sovrano dell'Antico Regno”. L'Alto Sacerdote si fermò per dare tempo al suo sovrano di assimilare la notizia.

Uno degli Artigli fece per parlare ma il re prese la parola "Quanti sanno di questa notizia?" chiese.

"Solo io Sire, dopo aver recitato il messaggio i 'Fortunati Messaggeri', come abbiamo deciso di chiamare i nostri confratelli toccati da Adun, sono morti nella massima serenità senza parlare con altre persone”.

Il re osservò il prelato poi si rivolse ai suoi fedeli Artigli "Andate, tornate ai vostri compiti e preparatevi alla mia chiamata, per ora voglio rimanere solo con l'Alto Sacerdote".

Tutti si congedarono senza dire nulla e lasciarono il loro sovrano con il prelato.

Ukae si rivolse nuovamente al sacerdote, ma proprio mentre lo stava guardando un'ombra si staccò dal muro e si posizionò alle spalle del chierico, quest'ultimo si voltò seguendo lo sguardo del proprio re ed incrociò lo sguardo della creatura fatta di oscurità, la creatura sorrise e toccò con un dito la fronte dell'ecclesiastico. Quasi subito dove prima si trovava un uomo ora c'era solo il nulla. Intimorito Ukae II si allontanò dal nuovo venuto e fece per urlare ma la creatura parlò.

"Sire non temete…" fece un lieve inchino "…il mio nome è Sarnak e Adun, il nostro Signore, mi ha mandato da voi".

Ukae II si fermò e non diede nessun allarme.

"Prego sedetevi..." Il re osservò il luogo dove prima si trovava il Sacerdote; Sarnak sembrò intuire la domanda non fatta "…oh non preoccupatevi, egli aveva esaurito i suoi compiti terreni ed ora servirà Adun come è giusto che sia, e non temete…non sono qui per farvi del male".

Ukae si rilassò e poi si sedette sul suo trono. Sarnak si fece vicino ed indicò le mappe poste a lato dello scranno "Adun vi ordina di muovere il vostro esercito e di andare qui, qui e qui" così dicendo l'ombra indicò tre punti sulla mappa.

Ukae II sorrise poi fissando la mappa si rivolse al suo interlocutore "Bene il tempo della rivincita è finalmente giunto".

"Sì" disse Sarnak "e Adun sarà al vostro fianco per questa impresa. Aspettatevi degli altri messaggeri che vi diranno come procedere. Per ora radunate le vostre forze e preparatevi alla marcia, questo è quanto."

Mentre ascoltava Ukae stava fissando, con sguardo bramoso, la mappa posta sul ripiano e quando alzò il capo per guardare Sarnak l'ombra era sparita così com'era giunta.

Ukae si concesse alcuni secondi poi sorridente suonò il campanello e un paggio entrò nella sala del trono "Fai chiamare mio figlio..."; il paggio si congedò all'istante e si diresse a compiere la sua missione.


I Signori dell’Ombra si mobilitano[]

Sarnak guardava i quattro membri del diamante con occhi seri. Il suo padrone aveva brama di cominciare velocemente la guerra e doveva essere obbligatoriamente una vittoria.

Si alzò e cominciò a illustrare gli ordini del suo padrone a quei mortali.

Presto avrebbe organizzato le truppe, presto avrebbe mosso un meccanismo molto grande che avrebbe sicuramente fruttato alla sua fazione molti soldi e altrettanto potere.

Si sarebbero mossi nell'ombra e avrebbero attaccato direttamente dal sottosuolo proprio per far si che i nani non facessero blocco alle porte della città.

Quelle creature donate dalla Yuan-ti sicuramente avrebbero permesso di entrare liberamente nel sottosuolo evitando le ingenti protezioni che attorniavano Nair.

E soprattutto l'aiuto dei goblinoidi avrebbe permesso di nn farsi riconoscere nella mischia lasciando cadere ,nel caso ,tutta la colpa dell'azione sui goblinoidi stessi.

Poi le spie all'interno avrebbero creato dei diversivi sicuramente utili allo scopo ultimo.

Distruggere Nair.


Barbari e PelleVerdi[]

Questa volta non fu un sogno; Klang sentì la porta della propria capanna aprirsi, una folata di vento gli ricordò il freddo di quel periodo, si voltò e lo vide: l'orco gigantesco del sogno, sporco e lacero, ma con al collo uno sfavillante amuleto di Yben.

Il barbaro rimase dapprima paralizzato, fissando quella figura che stava avanzando verso di lui, poi si guardò intorno, incredulo, che questo incontro stesse avvenendo realmente. L'olezzo di marcio proveniente dal grosso mostro lo riportò brutalmente all'attenzione. Non era un sogno, era la maledetta realtà. Yben stava ancora una volta guidando il suo destino.

L'orco arrivò davanti al barbaro e, con tutta l'etichetta consona alla sua razza, si presentò :"Io Burgh Spakkateski", battè un pugno sul tavolo e sputò a terra. Continuò "Burgh avuto grande visione!! Il Cielo cadrà sulla testa di Burgh e popolo di Burgh se lui non farà grande guerra insieme a umani del sud!! Burgh quindi ha radunato GROSSO esercito di Pelleverde per umani. Questo è il volere del Grande Puma Zannuto".

Klang, un pò incredulo chiese all'imponente orco cosa intendesse per ‘GROSSO esercito’ e Burgh lo condusse fuori dalla capanna "Tu Vedere con tuoi occhi".

L'orco portò l'uomo in cima ad un monte da dove si poteva osservare l'intera distesa delle Piane.

Una volta arrivati, Klang restò senza parole.

L'intera vallata era occupata da migliaia di orchi e goblin. Il verde sconfinato dell'erba che normalmente colorava la distesa delle Piane era completamente surclassato dall'ondeggiante e caotico verde di tutti quegli esseri che vi si erano accampati. Vi erano innumerevoli fuochi da campo: orchi intenti a cuocere strani calderoni puzzolenti, goblin intenti ad azzuffarsi tra di loro, altri intenti ad affilare su delle pietre le loro rozze spade, Alcuni abbattevano alberi per creare ulteriori falò. Da una parte c'era un gruppo di orchi pesantemente corazzati da lastre di ferro battuto e pignatte usate come elmi, da un'altra parte una truppa di goblin era intenta a intagliare rozze frecce per i loro archi, altri ancora tenevano a bada dei grossi cinghiali sellati come pony. Era una frenesia totale, le Piane brulicavano di esseri verdi, tutti in preparazione per la guerra.

Arrivato in cima Burgh alzò la sua ascia al cielo e lanciò un profondo grido gutturale, catturando in questo modo l'attenzione dell'intera vallata che in un primo momento si ammutolì, esplodendo subito dopo in caotiche e rumorose grida di giubilo e di guerra. Il fragore probabilmente si poteva sentire a miglia di distanza.

"Esercito di Burgh" con un gesto l'orco indicò la massa sotto di loro e rise soddisfatto verso l'uomo.

Klang, osservando la marea verde, strinse la grossa e sporca mano dell'orco: "Sarà un onore combattere a fianco di un grande condottiero come Burgh. Che la guerra abbia inizio, per il volere di Yben e del...ehm...Grande Puma Zannuto". Alzò l'Ascia di Varak al cielo e lanciò il grido di guerra del suo Clan; Burgh si unì al grido e di conseguenza gridarono, folli, scomposti ed estasiati di piacere, tutti i pelleverde delle Piane.


Gli Yuan-Ti[]

Zarax'luth contemplava le otto pietre elfiche sua creazione di un migliaio di anni fa.

Una creazione che sapeva le sarebbe servita e che sarebbe servita al suo dio.

"Bravi i piccoli elfetti, sapevo che la loro debolezza d'animo avrebbe giovato alla mia causa. Hanno fatto perfettamente ciò che volevo" pensò sorridendo compiaciuta.

"Persino il potente stregone ha accettato le mie condizioni".

Tutto sarebbe andato secondo i piani e l'invasione sarebbe stata un successo; come sempre del resto.

Oramai i preparativi erano completati mancava solo la sua magia e il suo intervento.

Con una verga aveva tracciato a terra un ottagono e su ogni vertice posò una pietra, sapeva che con le adatte parole e con gli adatti movimenti avrebbe aperto un portale dimensionale per portare qua il suo esercito.

Cominciò a far risuonare la lingua draconica nella grotta.

Le pietre cominciarono a brillare di luce violacea e si alzarono da terra levitando.

Tra di loro si crearono delle giunzioni di luce abbagliante e al centro dell'ottagono si creò un ottagono più piccolo ma totalmente nero. L'incantesimo sembrava finito e i servi umanoidi di Zarax'luth si avvicinarono curiosi alla forma scura creatasi al centro dell'ottagono; quando improvvisamente uscì una mano biancastra e squamata che prese il più vicino per la gola.

Il servo cercò di divincolarsi e di cercare aiuto, ma tutto fu vano, nel giro di qualche secondo la mano penetrò la carne spezzandogli il collo.

Una yuan-ti uscì dal portale con il servo in mano, lo gettò a terra come se fosse stato un manichino; e si avvicinò a Zarax'luth con un sorriso divertito.

"Sorella quanto tempo....sapevo non avresti tradito la nostra fiducia ne quella del nostro Signore" disse compiaciuta.

Zarax'luth sorrise "Certo Ryn'iver ho progettato tutto nei minimi dettagli, presto la Repubblica dei paladini sarà sotto il nostro controllo e Fiera sarà la prima a cadere. Anche il Nord miscredente cadrà ai nostri piedi, nn per nulla siamo le sorelle serpi e abbiamo sempre vinto con la nostra scorrettezza e la nostra falsità."

"Tutti gli elfi sono stati imbambolati e accecati dalla tua falsità Zarax'luth ,è stato fin troppo facile con dei deboli così. Cadranno nostri schiavi e succubi del nostro potere come quel tuo amante, quel guerriero...Ma'hel giusto?"

Zarax'luth sorrise divertita delle sue qualità e del suo ‘potere’.

Le due si diressero verso un tavolo su cui una mappa mostrava la tecnica di combattimento e come l'esercito sarebbe entrato nella Repubblica. Mentre un'altra istruiva sull'avanzata nel Nord e alla presa di Vask.

Dal portale cominciarono a uscire migliaia e migliaia di yuan-ti con altri esseri probabilmente succubi del loro potere.

La Repubblica ed il Nord avevano i giorni contati.


L'attacco a Nair[]

Nair Bassa

Golan Testadura e Rodher StepStone, come tutti i giorni, erano di ronda lungo il corridoio che gira intorno al Salone delle Cento Colonne.

"Hey Gol che ne dici di farci un goccetto? Dai dai...che tanto qui è una noia...Fate la guardia che è un compito onorevole dice il Re...baaah…spaccare la testa ad un bell'orco sodo, quello è onore...

Dovremmo stare lì fuori a masticare con le nostre asce!! No a passeggio per questi corridoi"

"Non lo so Rod...se poi ci scoprono? No io non sono d’accordo...e poi...siamo importanti anche noi no? No?!" rispose molto perplesso Golan.

"Ma quale onore e onore...ci hanno messo a passeggiare!! Qui finisce che smaltisco pure la pancia!! Dai almeno andiamo a trovare Gotrek, dovrebbe essere di turno in miniera...e lui si porta sempre quell'Acqua di Fuoco che distilla la moglie che...mmm" Rodher si era fermato davanti all'ingresso dei magazzini e stava osservando le corte scale che portavano alle miniere orientali.

"Vabbè ma non mettiamoci tanto...torniamo subito".

"Certo certo" Affermò tutto soddisfatto Rodher, affrettandosi verso il passaggio per le miniere.

Scesero i pochi gradini e spalancarono la porta. L'aria era immota e silenziosa, situazione molto strana per delle miniere. Golan si fermò sulla soglia mentre il suo compagno era entrato quasi correndo. Si fermò anche lui, e si voltò verso Golan con aria interrogativa "Che aspettiamo?".

L'altro nano disse "Ma non lavorano qui? Gotrek e gli altri dormono? Almeno si dovrebbe sentir russare..." la diffidenza si impossessò di lui. Rod tranquillamente "Ma dai saranno rintanati in fondo a qualche nuova buca..." e chiamò a gran voce "HEEY Gotrek vecchio cinghiale esci fuori dalla tana...HEEY GOTREK".

Continuando a chiamare avanzò verso l'interno della miniera "Gotrek HEEY GOT..."

l'urlò gli morì in gola...

I due nani si bloccarono e istintivamente chiusero le loro mani sul manico delle loro asce.

La Grande Fornace era rovesciata a terra e tutto il suo rovente contenuto disperso verso il lago sotterraneo, il vapore acqueo creava una coltre biancastra, che faceva sembrare il tutto un sogno, ma forse più un incubo.

Il pavimento era scivoloso a causa del sangue sparso a terra un pò ovunque, i due nani contarono più di venti cadaveri di goblin stesi a terra; poi Golan corse verso un corpo, semi-coperto da tre cadaveri di goblin, uno aveva ancora una grossa ascia conficcata nella testa "GOTREK!!" urlò e prese a scuotere inutilmente il cadavere del suo amico, la cui mano era stretta intorno all'ascia. Il petto del nano era trafitto da 3 frecce e una storta spada era conficcata nello stomaco del nano.

Rodher aveva trovato il corpo di un altro loro fratello "Erano troppi...e loro erano indifesi...LAVORAVANO !!! Maledetti sporchi scavabuche!!! AAARGH".

Da una cavità nella parete udirono uno scalpiccio che li fece azzittire e voltare in quella direzione entrambi. "Rod, corri dal Re...qui la faccenda è grossa...avverti qualcuno" disse Golan senza distogliere lo sguardo dall'apertura dalla quale giungevano i rumori.

"No voglio anche io fracassare qualche tes..."

"NO" lo zittì autoritariamente Golan "Dobbiamo avvertire tutti, qui ci penso io...tu muoviti e poi torna da me il prima possibile!!" e si avviò verso l'imboccatura...

L'altro nano ancora titubante, si voltò e corse verso l'entrata della caverna. Mentre oltrepassava la soglia udì il grido di carica del compagno; prese un profondo respiro, chiuse a chiave la porta dietro di se e corse più veloce che poteva, verso le stanze del Re.


Dorwelg, portone d'ingresso lungo la Via di Pietra[]

Le due sentinelle erano preoccupate: "I carri con i rifornimenti da Nair dovrebbe essere già qui...ormai sono quasi due giorni...che caspita staranno facendo?? Le scorte di carne e birra stanno finendo ..." "Magari avranno avuto un incidente, una ruota rotta...ma, aspetta...si sta avvicinando qualcuno, chiediamo a lui se li ha incontrati lungo la strada".

I due nani scesero dalle feritoie dalle quali controllavano l'ingresso e si affrettarono ad aprire il pesante portone. Il nano che stava oltrepassando il cancello era sporco e con i vestiti laceri, avanzava strascicando i piedi e aveva lo sguardo fisso nel vuoto.

Le due guardie si avvicinarono e come una delle due gli chiese informazioni e lo toccò, questi gli rovinò addosso.

Nella schiena aveva conficcate due frecce nere, un grosso taglio su una coscia.

Lo sguardo del ferito si fece lucido quando sentì il calore di un fratello vicino; e provò a parlare, senza riuscirci.

"Cosa è successo??? Chi ti ha ridotto così ?" Chiese una delle due guardie, mentre l'altra fece per allontanarsi "Vado a cercare soccorso al tempio". Il nano steso allungò di scatto una mano e lo bloccò, agguantandogli la veste e biascicò "Goblin...una marea...sbucano dai muri...tutti morti...non...non..." non concluse la frase e spirò.

"Non è possibile!! Tutto il contingente da Nair distrutto??? Dovranno esserci centinaia di goblin...CHIUDIAMO IL PORTONE, SUONIAMO L'ALLARME!!! Non c'e' un minuto da perdere...".

Il portone fu chiuso e bloccato da una pesante trave di legno. La campana d'allarme fu battuta con energia e risuonò a lungo, così da essere udita da tutti i nani di Dorwelg.

L'assedio era cominciato.

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